Sì alle mense a chilometro zero, ma la Regione sostenga anche gli agricoltori per garantire la qualità dei loro prodotti.
La promozione della ristorazione a “chilometro zero” nelle mense scolastiche e ospedaliere è un’iniziativa importante che vede collaborare le categorie e gli Enti Locali e statali. Ma tutto ciò non può realizzarsi senza un concreto e puntuale sostegno vero ad agricoltori e allevatori. E in questo la Regione è lacunosa.
Lo affermo dopo aver partecipato, questa mattina, all’incontro organizzato da Coldiretti Veneto sui prodotti locali e il loro uso nella ristorazione collettiva. L’inadempienza della Regione è in primis nei confronti delle richieste sostenute da molti cittadini in questi anni: dare la priorità alla qualità nei parametri per la scelta del ‘km0’, invece di puntare, negli appalti, sulla quantità, con offerte al ribasso. Su questo versante si è dovuto attendere un recente intervento dello Stato.
Quella di oggi è stata un’iniziativa interessante con approfondimenti stimolanti che al tempo stesso invitano una riflessione più ampia. Percepisco una mancanza di coordinamento all’interno della Regione: bene i piani per le mense ‘a chilometro zero’, bisogna però agire senza dimenticarsi della base, degli agricoltori, per garantire la produzione e qualità degli alimenti distribuiti. E su questo versante non ci siamo. Non bastano le parole, occorre aiutare i produttori con interventi tempestivi. È una contraddizione dire di voler valorizzare il km zero e non metterli nelle condizioni di agire di conseguenza. In questo modo si penalizza ogni progetto di qualità, inclusi quelli della Regione.
Mi riferisco alle diverse tematiche su cui gli agricoltori non riescono ad avere garanzie di soluzioni o almeno risposte. Si pensi al ritardo nell’intervento nella gestione del proliferare del virus blue tongue, il ritardo nella regolamentazione del ristoro da danni della fauna selvatica, o ancora la gravissima mancanza di chiarezza in merito alla tutela dei produttori che sono investiti da fenomeni di inquinamento industriale, come i Pfas, poiché gli agricoltori sono parte lesa e non colpevole.
Vi sono molti ritardi nella risposta al mondo del settore primario e questo convegno è stata un’occasione per riaprire una riflessione sull’esigenza di garantire il miglioramento dei processi produttivi ed attivare progetti coordinati di sensibilizzazione, nei confronti di bambini, giovani e genitori, rispetto alla varietà della nostra alimentazione.
Come sempre attendo le vostre considerazioni su scrivimi@cristinaguarda.it
Lascia un commento