TAV – Niente sottoscrizione al documento provinciale: i motivi
Il giorno 11 marzo, ho accettato l’invito di partecipare al tavolo sulla TAV, organizzato dal Presidente della Provincia di Vicenza, nonchè sindaco della città, Francesco Rucco.
Ringrazio il Presidente ed i suoi uffici per la condivisione del documento da sottoscrivere (lo trovate in fondo alla pagina) e la ricerca di una sinergica voce per la garanzia delle opportunità per il nostro territorio, in riferimento al sistema ferroviario veneto ed europeo.
Con la presente desidero però condividere una riflessione poichè, se ritengo importanti e giuste le esigenze espresse all’interno del documento proposto, non reputo adeguate le conclusioni, le quali non corrispondono, dal mio punto di vista, alle reali risposte alle problematiche e alle necessità della nostra Regione.
Se d’obbligo, in una logica di lungo periodo, è il raddoppiamento della linea ferroviaria affinchè si possa dedicare due binari ad un servizio metropolitano ad alta cadenza (ogni 10/15 min max), non trovo rispondente alle esigenze condivise da imprese e comunità una linea TAV che nel nostro territorio non darà risultati adeguati agli sforzi fatti per la sua realizzazione, economici e territoriali e che difatti nel nostro tratto definiamo ad Alta Capacità, purtroppo molto più onerosa se confrontata con i costi al km degli altri Paesi europei.
È evidente che il progetto TAV comporta relativamente pochi vantaggi al pendolare o al cittadino fruitore, se non una modesta riduzione del tempo di viaggio di poco più di 5 minuti tra Verona a Venezia. Insisto su questo punto perchè la conformazione territoriale di riferimento è ben diversa dagli altri territori e non ci consente di parlare di riduzioni importanti (come al contrario è avvenuto per il collegamento Padova-Roma): ciò è confermato anche dal documento della Corte dei Conti Europea.
Non porterà risposte adeguate tanto meno alle esigenze espresse dal mondo imprenditoriale, che giustamente guarda lontano e spera di poter sostenere scelte green e magari più vantaggiose per l’aspetto del trasporto merci; ma è evidente che senza alcun progetto per la realizzazione di un sistema diffuso di carico-scarico merci (da strutturare di concerto con la progettazione preliminare), scali un tempo presenti anche sulla nostra linea secondaria regionale e ad oggi tutti dismessi (vedi i 20mila mq dell’ex-scalo merci di Thiene o l’ex-progetto logistico CIS a Montebello), si conferma l’assenza di volontà politica volta a crearne di strategici per ridurre il traffico pesante su ruote e realmente renderlo fruibile al complesso sistema imprenditoriale del territorio Veneto, presente comune per comune.
Per questo temo rimarrà sempre preferito il sistema tradizionale di trasporto merci e non solo per i motivi sopra espressi: in questi decenni, l’evidente assenza di scommesse imprenditoriali e politiche nel trasporto su ferro in Italia, nonostante le importanti esperienze internazionali, testimoniano come il sistema non sia raggiungibile solo con un raddoppio dei binari, nè tanto meno con una linea Tav, ma con un coraggioso progetto sinergico tra istituzioni e mondo produttivo, che deve però essere seriamente corrisposti dai gestori delle linee e dei servizi ferroviari, in tutta Italia. Ciò non risulta essere affatto una priorità di investimento nè per RFI nè per Trenitalia e la sua linea Cargo prima, Mercitalia Rail ora.
È sicuramente una dicotomia, voler parlare di trasporto merci su linee senza scali, come di trasporto pendolari senza agevolarne la riduzione dei tempi.
Trenitalia e le sue competitors, sono aziende che stanno testimoniando chiaramente anche in Veneto come la propria mission sia quella di indurre all’uso dei treni ad alta velocità, rendendo inutilizzabile il trasporto regionale: lo viviamo costantemente noi pendolari che dal Veneto non riusciamo ad avere garantite linee interregionali o cambi comodi per le altre regioni, se non con Freccia, o che se dovessimo arrivare entro le 7 o 7.30 al lavoro spesso ci troveremmo a non avere alcun treno regionale a disposizione nemmeno nella linea Milano-Venezia. Ciò non dipende affatto dall’indisponibilità di linee libere ma da una semplice volontà di indurre all’uso di Freccia, unici treni in transito.
Non mi addentro nella riflessione riguardo la situazione sulle linee secondarie o del trasporto pubblico su gomma, altro argomento complesso, ma profondamente legato al successo della linea Milano-Venezia.
Il Trasporto Pubblico Locale è un insieme sinergico di progettualità e di fattori strategici, non una realtà a sé stante. Se esistono fondi rivolti alla valorizzazione di un sistema ferroviario degno della nostra Regione e con un’attenzione particolare alla struttura principale, l’asse Verona Venezia, se questi fondi li vogliamo portare nel nostro territorio, siano usati adeguatamente, progettando seri indirizzi politici per l’implementazione del sistema ferroviario interregionale che non fagociti quello regionale, indirizzi che non devono scendere a compromessi con Trenitalia ed Rfi nel nebuloso modo condotto in questi anni dalla maggioranza in Regione, con assegnazione di dubbia legalità. Pensiamo, sì, a raddoppiare la nostra tratta, passando dalle 2 rotaie su cui transita tutto, a 4 rotaie che garantirebbero corse più frequenti per i cittadini, rispettose delle aree periferiche di città e provincia, puntuali, e servizi implementati anche per il trasporto merci: tutto ciò, però, potrebbe essere fatto senza pensare ad un unica soluzione, la Tav, ma con progettualità decisamente meno impattanti economicamente e ambientalmente, con una riduzione del consumo del suolo tale da evitare conseguenze dannosissime dal punto di vista sociale e imprenditoriale, specialmente se penso al tratto progettato per il mio territorio che vedrà ergersi un argine per la creazione della linea Tav sopra piano campagna, con un’altezza complessiva di 8 metri, che taglierà le campagne di una terra già enormemente danneggiata da contaminazioni e abusi.
Il tema TAV è sicuramente complesso e, da rappresentante di una istituzione che deve porre attenzione anzitutto alle specificità del territorio e della sua comunità e non a progetti standardizzati, confermo come questi siano a mio avviso alcuni degli aspetti, quelli riguardanti la nostra specifica realtà, per cui personalmente non ritengo opportuno sottoscrivere il documento, pur apprezzando il percorso politico condivisivo scelto.
Qui il documento pervenutomi da sottoscrivere “Provincia di Vicenza – TAV”
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