Screening Pfas ai Veneti? Per la Giunta non serve ai Polesani, seppur contaminati!
Inserire nello screening Pfas altri veneti? Non serve. E non serve neanche per quei polesani nella cui acqua potabile erano stati trovati Pfas. Ecco la risposta della Regione, che ammette la contaminazione ma rimane inerte. Gravissimo!
Questa mattina la Regione ha risposto alla nostra interrogazione n. 760 del 2 maggio scorso con la quale chiedevamo di sottoporre allo screening da Pfas tutti i veneti ed in particolare i polesani che risiedono in zone nelle quali viene potabilizzata l’acqua del Po, fiume nel quale a marzo 2019 era stato rinvenuto il composto C6O4.
La Regione ci ha confermato che ‘a marzo 2019 è stata riscontrata la presenza di un nuovo composto perfluorato, il C6O4, […] nelle acque destinate al consumo umano in uscita da alcune centrali di potabilizzazione della Provincia di Rovigo (Ponte Molo – Taglio di Po, Corbola e Canal Novo – Villanova Marchesana).
Nonostante ciò, la Giunta ha chiarito che non sussistono i presupposti per estendere lo screening ai polesani né tanto meno agli altri veneti.
In pratica, quanto meno per il Polesine, la Regione ammette espressamente che la contaminazione c’è stata ma che è stata risolta con la sostituzione dei filtri perciò non serve monitorare lo stato di salute di chi quell’acqua l’ha utilizzata prima che i filtri fossero sostituiti.
Patrizia Bartelle, in quanto polesana e particolarmente coinvolta, ritiene offensiva la noncuranza che la Regione dimostra in una situazione potenzialmente così pericolosa.
Stupisce come la maggioranza da un lato parli dei Pfas come una ‘tragedia nazionale’ salvo poi, in casa propria, minimizzare il problema e non prevedere nemmeno nei controlli a campione come il buonsenso e il principio di cautela nei confronti della salute dei veneti imporrebbero.
(Dal comunicato stampa congiunto con i consiglieri Bartelle -Italia in Comune- e Piero Ruzzante -Liberi e Uguali-)
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