Caso SESA – Audita Arpav ma serve maggiore trasparenza
A giugno scorso è uscita un’importante indagine di Funpage, che ha fatto molto scalpore in Regione, sul rischio di contaminazioni del compost prodotto dalla partecipata SESA e sulle probabili relazioni con la politica locale. A luglio, dopo l’indagine, “fatalità” SESA blocca il conferimento della frazione umida da due regioni italiane.
Ma perché tanto scalpore? Beh, quando un buona pratica, un processo di economia circolare che diminuisce i conferimenti in discarica o negli inceneritori, manca di trasparenza e addirittura si affaccia l’ombra del traffico di rifiuti, allora non si può non portare l’attenzione sulla faccenda, oltretutto di un’azienda per il 51% pubblica.
Per questo è necessaria la “pre-occupazione” della politica regionale: l’assenza di reazioni, il silenzio non aiutano di certo i cittadini a ricucire la fiducia nei confronti delle istituzioni che dovrebbero garantire controlli e autorizzazioni.
Specialmente se parliamo di iniziative meritevoli volte alla tutela ambientale, come quella di trasformare il frutto della nostra raccolta dell’umido in compost, per essere riutilizzato nei nostri campi e per questo dovrebbe essere un plusvalore per la nostra agricoltura.
Sull’audizione Arpav in terza commissione
La scorsa settimana, in audizione presso la terza commissione, Arpav confermava che:
- alcuni campioni rilevati all’interno dell’impianto non erano conformi e quindi sono stati conferiti in discarica;
- in due occasioni hanno dovuto informare la magistratura che a sua volta ha mandato il NOE;
- ci sono stati perfino controlli con appostamenti notturni.
Ciò conferma che ci sono alcuni rischi e la necessità di chiarezza. Ecco perchè lo scorso giugno, con i consiglieri Zanoni e Azzalin, abbiamo depositato un’interrogazione alla Giunta, a cui aspettiamo ancora una risposta.
Una crescente sfiducia nelle istituzioni?
Capite bene la mia sfiducia nei confronti della maggioranza e della giunta: su temi così delicati, la Giunta e le istituzioni regionali che hanno evidentemente sottovalutato le denunce di allarme del territorio, hanno creato una frattura enorme con i cittadini interessati dal danno ambientale e quindi ci si aspetterebbe, almeno ora, una precisa condivisione e risposte immediate alle sollecitazioni, alle richieste di chiarimento. È avvilente dover rincorrerli per avere aggiornamenti.
Nel frattempo la magistratura continua le indagini, al fine di verificare se all’interno dell’azienda hanno conferito carichi illeciti di smaltimento dei rifiuti. Dovremmo attendere, ma non è possibile e non possiamo permettere che una buona pratica del nostro territorio si trasformi nel nostro peggiore incubo: i rischi ambientali e sanitari sono tanti, anche perché il compost prodotto finisce nei campi coltivati di tutto il Veneto.
Vi terrò aggiornati sugli sviluppi, soprattutto quando finalmente la Giunta ci risponderà.
Tra Pfas, 644 siti inquinati, una delle peggiori “arie” da respirare d’Europa e scoperta di nuovi rifiuti abbandonati nei capannoni, l’illegalità “green” nella nostra regione ha raggiunto livelli impensabili: servono veri controlli, nuove regole e che la politica regionale pensi veramente ad un Veneto più sostenibile e a misura di cittadino veneto.
Grazie!