Lupo in Veneto – Bocciata in commissione la proposta di abbattimento, ma i problemi sono altri!
Bocciato il Pdl sull’abbattimento dei lupi in Commissione, ma sono liti di Palazzo. Manca la volontà di una gestione sinergica del fenomeno e i malghesi sono abbandonati.
L’improvviso ritrovato buon senso della maggioranza ha poco a che vedere con la tutela dei malghesi e degli animali.
La legge slogan sulla ‘fucilata facile’ voluta da Berlato è incostituzionale, ma lo stop inflitto dalla Terza commissione, evidenzia solo il tempo perso nella prevenzione vera, con gli allevatori abbandonati letteralmente a se stessi, e nella mancata protezione della nostra economia montana.
Il Piemonte da vent’anni ha un centro di monitoraggio, gestione e conservazione grandi carnivori ed esiste un Network Lupo, per conoscere il numero, gli spostamenti e i branchi. In Veneto cosa sappiamo, anche solo a livello di cifre? Nulla, si lavora su stime oscillanti e dopo l’uscita del Veneto dal progetto WolfAlps, da dove arrivavano fondi proprio per finanziare il monitoraggio, siamo nel caos assoluto, nonostante siano passati ormai sei anni dalla formazione del primo branco in Lessinia.
La Giunta ribadisce di aver fatto tutto il possibile, ma la realtà vissuta sulla propria pelle dagli allevatori è completamente diversa: promesse mai mantenute e sistemi di prevenzione in ritardo e comunque inadeguati se paragonati a quelli di altri Stati europei e altre Regioni.
Nonostante le numerose sollecitazioni, il Consiglio non se ne è mai occupato seriamente, preferendo alimentare la diatriba ‘lupo sì, lupo no’. Che serva un Tavolo tecnico e scientifico, anche sovraregionale, è ovvio. Invece si agisce solo sull’onda dell’emergenza, senza programmare e fornendo invece scorciatoie semplicistiche e impraticabili, come la proposta di Fratelli d’Italia.
La Francia, per fare un esempio, affronta il problema dal 1992 e ha ammesso che abbattimenti casuali non hanno ridotto né i lupi né gli attacchi. E così nel 2017 hanno commissionato due studi tecnici per progetti di contenimento e prevenzione, più efficaci degli abbattimenti. Da noi nessun studio!
In uno studio pubblicato dalla Regione Veneto si evidenziava come la presenza di selvaggina diminuisse il numero di predazioni: nel volume ‘Carta della Vocazione Venatoria del Veneto 2013’, si legge che ‘l’incidenza degli ungulati domestici nella dieta del lupo è andata calando significativamente in Italia, parallelamente all’aumento della disponibilità di ungulati selvatici. È pertanto verosimile che in un contesto quale quello veneto, i danni al patrimonio zootecnico, dopo la fase acuta iniziale legata alla mancanza di una strategia difensiva da parte dell’allevatore, possano essere fortemente contenuti attraverso la riduzione del rischio di predazione e una corretta gestione dell’attività venatoria“.
Purtroppo la lobby delle doppiette, che ha come riferimento il capogruppo di Fdi Berlato, trova ampio ascolto da tutta la maggioranza per gli abbattimenti, senza entrare sui temi di vietare la caccia alla selvaggina nelle terre del lupo e quello di ridimensionare il prelievo di selezione.
Però meno selvaggina in circolazione significa più attacchi domestici nelle malghe.
Se si vuole passare ai fatti e venire incontro agli allevatori si smetta di proporre leggi inapplicabili e si trasformino in atti quelle promesse che sono già competenza della nostra Regione, sostenendo l’opera di mediazione politica in Conferenza Stato-Regioni per rendere irrinunciabile la definizione di un Piano Lupo nazionale. Trasformare invece la questione in un dibattito tra chi vuole il lupo vivo e chi lo vuole morto è la peggiore azione politica che ci si può aspettare da una istituzione.
Le soluzioni ci sono solo che serve lavorare e darsi da fare, agendo in cooperazione con le regioni confinanti, Trentino e Friuli, anche perché, ricordiamolo, i confini che esistono per gli uomini non valgono per gli animali!
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