Piano strategico delle Politiche della Casa: dalle modifiche alle proposte.
La modifica votata in Consiglio, martedì, avviene a pochi mesi dalla scadenza del Piano delle politiche della casa del Veneto, il 2020: se può servire a diminuire gli alloggi sfitti, dopo la ristrutturazione con i fondi provenienti dal 10% delle vendite di alloggi (20 su 200), allora ben venga.
Ma questa occasione ci obbliga a fare una complessa riflessione sul tema “politiche della casa”: quanto ha giovato l’investimento e la pianificazione della Regione alle famiglie Venete?
I tempi sono cambiati davvero? A me sembra che le esigenze siano le stesse e, specie quelle delle nuove generazioni, sono diventate più pressanti e complesse e non in poco tempo: questo piano ha tentato di rispondere quasi esclusivamente al difficilissimo tema della povertà e nemmeno in termini definitivi.
Infatti sono rimaste escluse almeno 6-7000 persone dall’emergenza abitativa ed evidentemente non ha concesso in questi anni di rispondere alle aspettative di una buona fetta della nostra popolazione veneta, giovani in primis, che con il loro/nostro sguardo europeo, osserviamo e desideriamo opportunità ed innovazioni che, fuori o dentro i confini nazionali, rendono gli obiettivi posti dal Veneto nel 2013 decisamente Fuori Tempo.
Le stesse alienazioni dei beni contenute in questa modifica e del risultato di queste vendite, ci raccontano di 180 famiglie che non hanno considerato opportuno l’acquisto dell’alloggio messo a disposizione, valutandolo fuori dalle proprie esigenze o capacità.
Sono certa che tutto ciò interpelli personalmente ogni consigliere e quindi rilancio la proposta:
- il prossimo piano dovrà essere, quanto prima, centrato: sulla famiglia, specialmente quelle nuove, e sull’indipendenza.
Se si centrano gli obiettivi i bilanci tornano da sé, garantendoci magari un saldo meno negativo di emigrazioni e una riduzione dell’abbandono delle aree rurali, tanto fragili in questo periodo storico veneto.
E tutti sappiamo come questi dati non facciano che sostenere, di conseguenza, imprese ed opportunità economiche.Il Veneto diventi regione a misura del target giovane a partire dall’offerta abitativa, con città e territori solidali, capaci di usare la leva abitativa per rilanciare il sociale a servizio delle nuove generazioni. Nuove generazioni che sono presentissime, esistono ora e già ora ci chiedono di rispondere togliendo dalle loro spalle gli enormi pesi economici e sociali relativi ad:
– sostegno all’affitto di case private,
– alloggi per studenti,
– aiuto prima casa,
– aiuto progetti di vita autonoma giovanile,
– condomini/quartieri solidali ed intergenerazionali che diano l’opportunità di relazioni sociali nuove, in risposta ad una società dove la solitudine regna padrona, nonostante sia grande il desiderio di nuove reti a sostegno della vita quotidiana di neogenitori, ad esempio, e anche anziani o persone con disabilità.E’ doveroso occuparsi della povertà e dell’indigenza, ma senza leggi spot da cui clamorosamente la Giunta deve fare marcia indietro a distanza di qualche mese e dopo non poche sollevazioni popolari: la legge sulle case ater è esemplificativa.
Bisogna occuparsi urgentemente di di povertà specialmente, perché esistono già ora domande cui non viene corrisposto un alloggio, magari proprio perché non c’è fisicamente oppure perché i costi fissi e di gestione sono molto alti, rendendolo difficilmente sostenibile per chi li gestisce e creando quindi una grave esclusione sociale e questo è un aspetto che ci fa domandare se davvero prioritario ridurre il patrimonio vendendo alloggi pubblici.
Tuttavia ragionare accontendandosi di guardare solo questo aspetto, non ci consente di sostenere preventivamente tutti quei pezzi di società veneta, giovani, famiglie ed anziani che non vivono in povertà ma nemmeno in situazioni privilegiate di sicurezza e rischiano di scappare dal nostro territorio per non rischiare di raggiungere il rischio povertà. Assisterli significa prevenire e tutelare la vitalità del Veneto dei prossimi anni, evitando la moltiplicazione delle criticità e dei costi sociali che ne conseguono.
Nel piano leggevamo bellissime parole ed intenti come:
“necessità di sviluppare una efficace strategia politica per aumentare il numero di case per affitti a canoni sostenibili ed interventi di social housing,” il riconoscimento “dell’impoverimento dei nuclei familiari a causa della crisi della precarizzazione del lavoro, delle difficoltà per molte famiglie di accedere ai mutui.”
La situazione non è molto cambiata, oggi, a qualche anno di distanza. Per questo, verificando come il Veneto si stia impoverendo di giovani in primis, puntiamo su di loro, consentendo di scommettere sulla nostra Regione per costruire la loro famiglia e il loro percorso professionale.
Facciamolo costruendo anche una nuova coscienza sociale, facendo sperimentare e vivere direttamente la bellezza di un social housing proiettato nella generazione di relazioni intergenerazionali ed interculturali.
E costruiamo questa linea di azione politica opportunamente preparati: fin d’ora richiedo alla Giunta di fornire i dati richiesti in commissione e che non risultano ancora condivisi con i commissari. Certo, la legislatura è quasi finita, ma ciò non toglie l’esigenza d’essere consapevoli delle condizioni attuali di alloggi, le vendite, domande, criticità e opportunità che il Veneto dovrà affrontare con visioni politiche ben precise. Giusto per onorare e prendere d’esempio la precisione imprenditoriale che tanto, in campagna elettorale, riconosciamo ai veneti.
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