Vittime del lavoro in Veneto e le responsabilità regionali.
Sulle morti bianche in Veneto, basta giocare con i numeri. E’ una tragedia che deve coinvolgere i vertici della Regione.
Il lavoro è un virus letale in Veneto, e lo ha dimostrato anche nelle ultime ore con due comunità in lutto: quella di Lonigo e quella della Salvagnini Group, l’azienda per cui l’operaio Stefano Percali lavorava.
Alla sua famiglia va la mia vicinanza e credo che di persone come Stefano dovremo ricordarcene specie dopo queste settimane in cui rischiamo di perdere di vista i problemi quotidiani di questa Regione, con la classe dirigente impegnata in una lotta mediatica ad un nemico quantomeno sfuggente.
Troppo spesso si è accesa sulla questioni ‘morti bianche’ una battaglia sui numeri: io credo che sia sterile minimizzare il problema come ha fatto recentemente il governatore Zaia, dicendo che le morti sul lavoro sono state “solo” 27 quando i dati Inali danno il numero più che triplo di 87.
Perchè il numero davvero tollerabile è zero e purtroppo noi a Lonigo nei prossimi giorni dovremo salutare per l’ultima volta Stefano, un padre di famiglia di 50 anni, che l’altra mattina è uscito dalla sua casa di Lonigo per andare al lavoro. Moglie e figli non lo riabbracceranno più. Come facciamo a spiegare loro che, come diceva Zaia mentendo, i morti sul lavoro sono in calo?
Vorrei che alla fine di questa crisi sanitaria si facesse una riflessione seria sul dramma delle morti bianche perché rischiamo di abbassare la guardia.
Proprio in una zona come la nostra che ha visto, secondo i dati Inail, 87 madri e padri di famiglia morire durante lo scorso anno, e non 27 come sostenuto giorni addietro da un presidente Zaia davvero poco informato.
In questi anni all’opposizione abbiamo sempre chiesto alla Giunta regionale uno sforzo urgente per gli Spisal e per accompagnare le aziende venete a rafforzare la prevenzione di eventi come quello che hanno riguardato la Salvagnini Group, che analogamente alle altre aziende che vivono tali tragedie, sta fronteggiando con grande dignità il lutto capitato, ma che deve essere appunto un lutto che riguarda tutti, compreso chi ha responsabilità di governo di un territorio che troppo spesso ha sottovalutato gli allarmi, con una classe dirigente troppo impegnata purtroppo a giocare con i numeri, senza rendersi conto che dietro quei numeri ci sono un papà, una mamma, una famiglia come quella di Stefano.
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