Ambiente – Inceneritore per i fanghi nell’Ovest Vicentino?
Trattamento rifiuti industriali nell’ovest vicentino: abbiamo ancora bisogno di discariche e inceneritori nel 2020? Meglio agire a monte della catena.
Credo che da dieci anni si continuano ad accendere sigarette in una stanza già satura di fumi velenosi. Solo che la stanza è la Valle Padana e l’ultima sigaretta che si vuole accendere è un maxi inceneritore.
Le ultime notizie dal bando per la realizzazione di un impianto di trattamento dei fanghi, andato deserto, sono arrivate anche in Regione. Notizie per nulla buone, se facciamo riferimento all’ipotesi di apertura al progetto di un ennesimo inceneritore.
Se nel 2020 abbiamo ancora bisogno di discariche e inceneritori, anziché abbattere a monte la produzione di scorie e rifiuti, significa che gli interessi dei privati sono maggiori di quelli della Comunità e questa cosa deve finire.
La tecnologia a disposizione delle imprese per l’abbattimento degli inquinanti c’è e ad un costo accessibile, ma le imprese vanno anche supportate dalla politica regionale, con fondi e una visione chiara per il distretto industriale.
Va ribadito che è insostenibile la costruzione di un inceneritore nell’ovest vicentino, dove servirebbero deroghe ambientali inaccettabili, sia per la presenza di troppi camini che contribuiscono all’inquinamento nella zona, sia per le altre pressioni ambientali esistenti, in primis l’inquinamento da PFAS, la qualità dell’aria a rischio e le emissioni odorigine nei comuni di Zermeghedo e Montebello.
Che sia andato deserto il bando per l’impianto di trattamento non è una sorpresa, è difficile che qualche amministrazione lontana dall’ovest vicentino voglia bruciare i rifiuti degli altri e così è anche per i cittadini del vicentino: è ora che coloro che propongono questa soluzione capiscano che siamo nel 2020 e che l’acqua, l’aria sono un bene di tutti.
Chi le sporca deve risolvere il problema a monte, non nel depuratore costruito e gestito con i soldi dei cittadini.
Sono più che d’accordo, cominciamo a pensare al Recovery Fund per finanziare la conversione green di questi distretti industriali che stanno ammazzando l’ambiente e chi ci vive.