Pfas-Screening per zona arancione: bene, era tra le nostre richieste. Ora è necessario informare correttamente.
Un segnale positivo che giunge dopo la visita della delegazione ONU. Ora corsa contro il tempo per ridurre l’esposizione ai Pfas.
Ammetto di aver perso il conto di quante interrogazioni ho presentato in Consiglio regionale sui pfas e, in particolare modo, sulla necessità di estendere gli esami a tutta la popolazione delle aree interessate dalla presenza di sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate.
Si tratta di un passo in avanti importante, ma attenzione: non ci risulta che ad oggi tutti i residenti in zona rossa siano stati ancora sottoposti allo screening.
Assicuriamoci che questa falla organizzativa non si ripeta anche per quanto riguarda la zona arancione.
Lo screening è solo un tassello di una strategia ad ampio raggio che da tempo indichiamo, ma senza trovare riscontro.
Il problema è che coi Pfas non si scherza, esitare può significare mettere in pericolo altre vite.
Per questo continuo a ribadire la necessità di una campagna informativa a tappeto, molti cittadini ancora non hanno compreso a pieno i rischi che derivano dalla esposizione alle sostanze perfluoroalchiliche.
Va inoltre riferito come fosse un mantra che la principale fonte di esposizione per la popolazione è l’ingestione di acqua potabile e di cibi contaminati.
Ecco perché insisto da tempo sulla rilevanza della gestione tecnica agronomica e sulla importanza di assicurarsi che le produzioni alimentari delle zone coinvolte siano prive di Pfas.
Il rischio è che, a causa dell’acqua utilizzata nei campi o dai privati, finisca nelle tavole degli italiani cibo contaminato.
Lascia un commento