Contaminazione da Pfas: all’estero sempre più pressioni per uno screening esteso, in Veneto meno se ne fa.
Da un rapporto pubblicato nei giorni scorsi dalle National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine giunge un forte richiamo alle agenzie della salute degli Stati Uniti, è necessario muoversi rapidamente per avviare test ampi sulle persone esposte ai PFAS per aiutare a valutare e curare le persone che potrebbero soffrire di problemi di salute legati alla contaminazione.
Inoltre sempre in questi giorni il prestigioso Journal of Hepatology Report ha pubblicato uno studio che dimostra come l’esposizione al PFAS aumenti il rischio di cancro al fegato negli esseri umani. Il cancro al fegato è uno degli endpoint più gravi nelle malattie del fegato e questo è il primo studio sull’uomo a dimostrare che i PFAS sono associati a questa malattia.
Il messaggio degli scienziati è chiaro: in presenza di esposizione da Pfas non si può perdere tempo, i cittadini vanno sottoposti a screening.
L’esatto contrario di quanto sta accadendo in Veneto dove, nonostante le richieste da parte di cittadini e associazioni, solo gli abitanti della zona rossa vengono sottoposti a specifici test.
Il Veneto è la Regione in Europa col più grande disastro da Pfas nella storia e i ritardi sul contenimento hanno avuto effetti su molti cittadini.
Serve un cambio di passo, dobbiamo continuare a identificare le comunità con un’elevata esposizione al PFAS, saperne di più sugli impatti specifici sulla salute, rendere disponibili i test ai cittadini, fornire al personale medico linee guida per consigliare i pazienti e fornire cure mediche preventive.
I Pfas costituiscono una delle più grandi minacce alla salute pubblica perché sono in moltissime cose che consumiamo o con cui entriamo in contatto ogni giorno, se dispersi nell’ambiente il livello di esposizione incrementa ulteriormente, mettendo seriamente in pericolo la vita dei cittadini.
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