Veneto boccia l’adesione alla Rete RE.A.DY
Nel contrasto alle discriminazioni il Veneto non c’è e non vuole fare rete: il loro voto è contro la fratellanza.
In Italia esiste uno strumento importante, la rete RE.A.DY, che negli anni ha coinvolto 270 istituzioni (tra comuni e regioni) nella creazione di iniziative rivolte al superamento delle discriminazioni dettate da orientamento sessuale o di identità di genere, o per condividere buone pratiche al fine di risolvere alcuni nodi legati, ad esempio, al contrasto della violenza o ai percorsi socio-sanitari e scolastici sicuri per chi si interroga sul proprio genere, senza lasciarli soli o in balia di percorsi insicuri, fatto anche di rischiose esclusioni sociali o spaccio di farmaci.
Se non si affrontano questi temi con una visione politica priva di pregiudizi, le conseguenze le pagheremo care: esclusione sociale, rischio suicidio, violenze, abbandono, lasciando nel limbo persone di cui ogni politico ispirato al bene comune deve dedicarsi.
E invece, in Consiglio regionale si è votato CONTRO una proposta tecnicamente e politicamente utile, con un NO NETTO della maggioranza che sceglie di mettere in competizione generi e affettività diverse, senza invece rispettarle a prescindere, sceglie di usare parole offensive e denigranti contro persone omosessuali.
Qui non si parla di valori cristiani, di tradizione o altro: si tratta di rispettare la regola fondamentale, unica alla base di tutte le religioni e comunità, di rispettare e volere il bene del prossimo come fosse il nostro.
Le preoccupazioni delle comunità che vivono pregiudizi, esclusioni, solitudine, problemi istituzionali e quotidiani devono essere anche nostre.
È un dispiacere constatare un pregiudizio politico anche verso quelle iniziative volte a unire la comunità, senza lasciare nessuno indietro.
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