Pfas: proteggere donne in gravidanza, neonati e bambini. Non solo dichiarazioni in tribunale!

31 Gennaio 2023
Contaminazione da Pfas

Non si può pensare alle politiche sociali a sostegno della famiglia come fossimo una regione normale che da anni non soffre per la più grande contaminazione mai registrata in Europa, la realtà nota è purtroppo ben diversa e occorre puntare anche sul politiche sanitarie specifiche che tengano conto di tutto questo, della incidenza dell’inquinamento sui determinanti delle salute familiare e non trascurino il quadro d’insieme”. Così la consigliera regionale Cristina Guarda di Europa Verde a proposito della nota incidenza della contaminazione da Pfas sulla salute di donne in gravidanza e neonati.

I Pfas fanno malissimo a donne in gravidanza e neonati, non solo nelle aree contaminate: si tratta di conferme che peraltro arrivano dalla stessa Regione del Veneto, che proprio ciò ha dichiarato nell’ambito del processo contro l’ex Miteni, in corso presso il Tribunale di Vicenza, e che oltretutto emergono anche dalle pubblicazioni scientifiche dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, EFSA.

Perché, quindi, non sono state fatte azioni di prevenzione mirate? È quanto propongo dal 2016, proprio sulla base del report della Regione del Veneto su 20.000 donne residenti in area inquinata!

I risultati dei report non sono affatto una novità, ma non possiamo limitarci a utilizzarli esclusivamente in Tribunale: sulla base di questi dati occorre costruire azioni i mirate per prevenire gli aumenti di preeclampsia (mortale) e diabete gestazionale nelle donne, basso peso dei neonati, anomalie congenite neurologiche e cardiache per i bambini, effetti il cui nesso causale con l’inquinamento da perfluoroalchilici è oggettivo.

Per questo lo scorso novembre  ho presentato una proposta al Consiglio, non ancora discussa e costruita con l’ausilio dei medici più esperti in materia, indicando specifiche azioni che la regione dovrebbe mettere in campo, partendo anzitutto dall’adozione di una prima e fondamentale precauzione per le donne in età fertile, in gravidanza, per il neonato e i bambini, cioè stabilire il non utilizzo alimentare e potabile dell’acqua di rubinetto se eccede il valore guida EFSA pari a 0,64 ng/Kg peso corporeo/giorno, per la somma di 4 PFAS, valori sopra ai quali si è a rischio.

Infatti se la sola acqua potabile contiene 10ng/litro come somma dei PFAS, un bambino che pesa 10kg e che beve 1 litro di acqua al giorno, introduce 10ng/10kg=1 ng/kg/giorno, quindi superiore al limite EFSA.

Ho chiesto inoltre di attivare una costante campagna informativa, in particolare per tutelare neonati e donne, per ridurre i rischi di esposizione ai Pfas, dall’acqua alle pentole, di intraprendere un programma di monitoraggio medico per donne gravide con esposizione ai Pfas, come previsto dalle National Academies of Engineering, Science and Medicine, e di valutare, anzitutto per le donne esposte che vogliono una gravidanza, un formale protocollo di sperimentazione clinica per l’abbattimento dei Pfas nel sangue attraverso interventi farmacologici, di plasmaferesi o di scambio plasmatico.

Auspico che il Consiglio regionale approvi all’unanimità le mie proposte di intervento. Troppe volte, nelle discussioni politiche, si parla di territori come fossero categorie di pura astrazione da utilizzare per affermare l’appartenenza degli uni o degli altri a mere sfere di influenza, mentre qui, come altrove, si tratta di affermare e far valere compiutamente il diritto umano alla salute di venete e veneti.

CONDIVIDI:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *