De Berti col freno a mano sul treno delle Dolomiti: le opere faraoniche sono ben altre
Bisogna ammettere che le dichiarazioni rese dell’Assessora De Berti in risposta al Presidente della Provincia di Belluno a giustificazione dello stallo sul progetto del treno delle Dolomiti generano più di una perplessità su come la Regione del Veneto esercita la propria razionalità.
E già, perché sarebbe stato opportuno che la medesima volontà di approfondimento sui costi e le ricadute ambientali ed economico, oggi preteso dall’Assessora sul progetto del treno delle Dolomiti, fosse esercitato per le vere “opere da salasso” che la sua Giunta invece promuove.
Delle recenti dichiarazioni dell’Assessora a infrastrutture e trasporti e Vice Presidente della Giunta regionale De Berti.
Qualche esempio?
- Il progetto per il collegamento ferroviario di Tessera che collega l’aeroporto di Venezia alla stazione di Mestre: ben 476 milioni per soli 8 km di cui 3,5 in galleria a 12 metri di profondità in piena zona lagunare (più 2 dighe verso la laguna 35 mt sotto terra). Eppure un’alternativa meno impattante c’era: l’implementazione del mai implementato collegamento via acqua e via terra.
- Oppure la pista da bob a Cortina, i cui costi, come è ormai noto, hanno fatto registrare un frequente e costante rialzo i pochissimi mesi, passando dai previsti 56 milioni di euro alla cifra attuale di 100-120 milioni, cui va aggiunto il carico di almeno 1 milione di costi di gestione all’anno. Anche qui, come sostenuto più volte da Europa Verde, in regione così come in Parlamento, l’alternativa c’era, ed era utilizzare la pista di Innsbruck, affittandola, senza pagare i costi milionari di ammodernamento. Ricordiamo che si tratta di progetti pensati per le Olimpiadi e che certamente non saranno pronti in tempo, vista la complessità di realizzazione del primo e i ritardi di due anni (ormai quasi 3) della Regione per il secondo.
Volendo sintetizzare, per la Giunta regionale del Veneto la logica di governo è “spendiamo milioni per ciò che ci piace, ma siamo cauti per ciò che è utile”. Un “buon governo” che sembra più retto dal principio del piacere che dalla razionalità economica, ambientale e amministrativa.
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