Carriere Alias: ennesima esempio della distanza tra politica e parte della nostra società.
Alcune Università venete già adottano questo strumento, ma il Consiglio Veneto ignora l’esperienza accademica.
Il Consiglio regionale era chiamato, coerentemente con alcune dichiarazioni del Presidente Zaia sul caso Cloe Bianco, la docente trans morta suicida lo scorso anno, a sostenere uno strumento utile a garantire partecipazione e inclusività nelle scuole superiori e nelle università.
La carriera alias è uno strumento adottato da un numero sempre maggiore di istituti scolastici, anche al fine di ridurre l’abbandono scolastico, statisticamente molto elevato, tra le giovani e i giovani in transizione di genere.
Queste ragazze e questi ragazzi spesso patiscono il peso di una scuola incapace di cogliere la loro sofferenza, così come le difficoltà di un doloroso percorso intrapreso per poter divenire ciò che sentono di essere.
In Veneto sono sempre più le giovani e i giovani che avvertono queste difficoltà. Il Consiglio regionale, in contraddizione con la precedente assegnazione a una clinica regionale del compito di predisporre un progetto per la presa in carico dei pazienti decisi a intraprendere il percorso di cambiamento di sesso, volta le spalle al mondo della scuola, dove i giovani si formano e vengano a contatto con tutte quelle differenze che arricchiscono la nostra società.
Una occasione persa, ma soprattutto l’ennesima dimostrazione della incolmabile distanza che divide questa maggioranza in Consiglio regionale dalla società, in tutte le sue sfaccettature.
Ancora di più dispiace cogliere i tentativi di banalizzazione di questo tema da parte di alcuni colleghi di maggioranza, come se il percorso che alcune e alcuni di noi intraprendono sia riconducibile semplicisticamente a una scelta di quale bagno utilizzare nei luoghi pubblici.
Questo Consiglio regionale, evidentemente, non è pronto ad accogliere la possibile elezione di cittadine e cittadini trans.
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