Granchio e molluschi senza studi di sicurezza alimentare
L’uso alimentare del granchio blu non ha alcuna garanzia di sicurezza alimentare.
Per questo ho presentato un atto ispettivo in Regione, dopo un accesso agli atti che ha rilevato una grave mancanza istituzionale:
In Veneto le garanzie mancano di certo, dato che la Regione non ha più effettuato gli studi e monitoraggi richiesti da UE nel 2014 sul rischio di contaminazioni antropiche a danno dei Molluschi Bivalvi allevati o pescati nel ns territorio e parte sostanziale dell’alimentazione del granchio blu.
Dati di estrema importanza dato che che vongole e mitili sono accumulatori di sostanze inquinanti.
Ciò è grave per motivi di sicurezza alimentare, dannoso per gli allevatori ed i pescatori, non sono aiutati dalla Regione Veneto che, non fornendo valutazioni e studi, impedisce di avere i dati scientifici da utilizzare per migliorare gli attuali criteri di classificazione delle aree di produzione/raccolta dei bivalvi e di orientare sulla base del diverso livello di rischio le attività di vigilanza e di tutela della salute pubblica.
La necessità di uno studio di questo tipo è oggi più che mai attuale, considerato che il granchio blu è notoriamente un predatore di vongole e dunque, essendo i mitili degli animali filtratori e quindi concentratori di inquinati, vi è il fondato rischio che eventuali contaminazioni siano veicolate anche dal granchio blu, tenuto altresì conto che il granchio preda anche in aree non classificate come aree di allevamento, e dunque soggette a controlli sulla base dei parametri stabiliti per le aree di allevamento.
Quindi, la domanda sorge spontanea: su quali basi di sicurezza sanitaria i politici promuovono la commercializzazione alimentare del granchio blu?
In Veneto, purtroppo, non ne hanno. Perché hanno ritirato il finanziamento del progetto di ricerca che doveva occuparsene:
Tramite accesso agli atti, infatti, ho scoperto che il progetto di ricerca era stato finanziato nel 2014, assegnato all’Istituto CORIS (all’epoca CORIT): risorse che sarebbero state trasferite solo in seguito alla modifica del suo statuto, per includere nelle proprie funzioni anche l’attività di ricerca.
Tuttavia l’impegno di 289.700 euro è stato eliminato nel 2020, in quanto il progetto non è stato attivato. Nelle motivazioni riportate nell’accesso agli atti, è indicato che CORIT non avrebbe modificato il proprio statuto.
In realtà, Europa Verde ha potuto verificare che in data 25 maggio 2016, l’Assemblea dei soci di CORIT ha approvato alcune modifiche allo Statuto, riguardanti la denominazione, aggiornata in Consorzio per la Ricerca Sanitaria – CORIS, ed ampliando il proprio oggetto sociale estendendolo alla promozione e al sostegno della ricerca scientifica in campo sanitario e socio sanitario.
Per questo motivo ho presentato un atto ispettivo, per fare luce sulle vere motivazioni per cui tale studio non è mai stato effettuato e per capire se e come la Regione intenda sostenere la sicurezza alimentare di crostacei e molluschi ad alto rischio, visto l’elevato peso delle contaminazioni delle acque causate dall’uomo.
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