Montagna tradita, pianificazione imposta senza ascolto.
La pianificazione delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026 sta avvenendo senza ascoltare la gente, le associazioni e chi la montagna la vive, la conosce e la governa. A distanza di 60 anni si rinnovano gli errori di progettazione che hanno portato al disastro del Vajont .
L’ho ribadito anche durante la presentazione del libro di Luigi Casanova: “Ombre sulla neve: Milano-Cortina 2026. Il libro bianco delle Olimpiadi invernali”, tenutasi il 10 ottobre 2023 a palazzo Ferro Fini a Venezia.
Questo libro non fa sconti e dà voce alla richiesta dei cittadini di partecipare alle scelte decisive per l’ambiente, l’ecosistema e la sostenibilità della montagna. Sollecita tutti i cittadini attivi a pensare alternative per uno sviluppo diverso della montagna e lancia un monito alla politica: la partecipazione dei cittadini, di chi subisce le scelte, deve diventare metodo ordinario di lavoro.
La cittadinanza non è un soggetto da interpellare solo in campagna elettorale, ma deve essere coinvolta all’interno dei processi, perchè i cittadini sanno proporre e dare il loro contributo, come dimostra questo lavoro di inchiesta reso possibile della vigilanza puntuale e documentata esercitata dalle associazioni ambientaliste e dai comitati locali delle aree montane.
Purtroppo, invece, la politica spesso vive la partecipazione come un ostacolo. Invece modelli alternativi di sviluppo sono possibili: chi vive la montagna sa che alle ‘grandi opere’ e ai ‘grandi eventi’ sono preferibili piccole opere che hanno una ricaduta sociale positiva sul territorio e rispettano i valori identitari delle alte quote e i bisogni reali: servizi, sanità, lavoro, mobilità, un turismo diverso.
Durante l’iniziativa, Luigi Casanova, ex-presidente di Mountain Wilderness Italia ed ex-vicepresidente della Cipra (la Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi), custode forestale delle valli di Fiemme e Fassa, ha spiegato che i Giochi Milano-Cortina 2026: non saranno Olimpiadi ‘a costo zero’, perché i costi documentati da atti istituzionali hanno già superato i 5,3 miliardi di euro; non saranno “sostenibili”, in quanto “si è rinunciato alla procedura di Vas, valutazione ambientale strategica, impedendo così l’ascolto e il confronto con la popolazione e i soggetti interessati”, e non lasceranno una ‘legacy’ positiva alle nuove generazioni, perché difficilmente “l’invadenza di infrastrutture insostenibili come opere stradali inquinanti concentrate sull’asse Longarone-Cortina, i palazzetti-cattedrali nel deserto e gli ampliamenti dei domini sciistici che coinvolgono tre Regioni, Trentino-Alto Adige, Veneto e Lombardia contrasteranno lo spopolamento della montagna e promuoveranno vero sviluppo nel territorio dolomitico.
Dal villaggio olimpico nella piana di Fianes ai progetti per realizzare tre collegamenti sciistici per il carosello dell’anello dolomitico tra Veneto e Alto Adige: si tratta di interventi di impatto devastante e di dubbia sostenibilità, visto il cambiamento climatico in atto.
Sarebbe stato più lungimirante investire risorse sull’elettrificazione e l’ammodernamento della linea ferroviaria da Venezia a Trento, visto che la Provincia autonoma di Trento ha già stanziato 60 milioni per la sua riqualificazione dal capoluogo fino a Borgo Valsugana.
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