Inceneritore fanghi ENI: Istituto superiore di Sanità porta alla luce il conflitto tra gli interessi privati e la tutela della salute dei cittadini
Mentre in Consiglio regionale giace nel silenzio la nostra interrogazione dello scorso settembre dal titolo “RISULTATI DEL BIOMONITORAGGIO INDIPENDENTE CONDOTTO SULL’AREA METROPOLITANA DI VENEZIA: LA REGIONE INTERVERRA’ A TUTELA DELLA SALUTE E DELL’AMBIENTE?”, il parere dell’ISS cade come un macigno su un progetto sul cui livello di sicurezza permangono fortissime preoccupazioni.
E se tra le criticità evidenziate ci sono i PFAS, dobbiamo tener ben presente che gli studi condotti in altri Paesi sulla distruzione dei PFAS contenuti nei rifiuti urbani, industriali e fanghi, indicano risultati migliori nell’abbattimento delle sostanze perfluoro-alchiliche a 1400 gradi.
Quindi, tra le richieste che continuiamo ad avanzare, oggi supportate dalla secca bocciatura da parte di ISS, vi è quella di verificare l’aderenza agli studi internazionali da parte dei dati forniti fino a qui dai privati.
E ancora, richiediamo a gran voce che le istituzioni italiane investano pubblicamente nella ricerca super partes di soluzioni, evitando che, quindi, l’attività di ricerca sia promossa e riconducibile a soggetti privati, magari promotori di impianti destinati allo scopo della gestione dell’emergenza fanghi reflui industriali e urbani.
Tutto ciò è necessario per rispondere alla domanda fondamentale – ribadiscono le consigliere – ossia: stiamo ponendo la giusta attenzione a definire una solida strategia di gestione dei Pfas a catena cortissima, capaci di resistere alle altissime temperature dell’impianto?
Infatti, Pfas come Cf4 e C6f4 non solo non vengono distrutti a temperature pari a 1400 gradi, ma sfuggono alla filtrazione dei fumi e, inoltre, una volta emessi in aria producono effetti altamente climalteranti e rischi sanitari.
L’impressione è che il progetto sia costantemente valutato ponendo come priorità le prerogative di ENI e le corrette preoccupazioni riguardo lo smaltimento di fanghi delicati, come quelli conciari o di industrie che usano PFAS, dato che le discariche non sono più soluzioni accettabili, mentre le questioni sollevate dal comitato e dai cittadini vengono relegate a questione marginale.
Auspichiamo che la risposta alla nostra interrogazione a Palazzo Ferro-Fini trovi risposta in tempi celeri e che si riveli occasione per finanziare ricerca pubblica sui PFAS e per comprendere le reali intenzioni della Giunta regionali dopo quanto scaturito dalle osservazioni dell’ISS.
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