Asili nido, il Veneto è lontano dal target UE
In Veneto i posti disponibili negli asili nido e nei servizi per l’infanzia sono circa 33 ogni 100 bambini di 0-2 anni. Una copertura che centra il target europeo fissato dagli Obiettivi di Barcellona per il 2010 e il parametro LEP, certo. Ma che è ancora lontanissima dal nuovo target del 45% fissato per il 2030, stabilito dalla raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea del dicembre 2022.
A metterlo nero su bianco, il report sui servizi educativi per l’infanzia in Italia del Dipartimento per le politiche della famiglia, curato dall’Istat e dall’Università Ca’ Foscari di Venezia e presentato ieri in occasione della Giornata Mondiale dei Diritti dell’Infanzia.
Il report rappresenta un monito a chi governa. Corriamo il serio rischio che la copertura del 45% sia raggiunta non grazie all’aumento delle strutture e degli organici, ma per colpa del calo demografico. Tutti gli esperti lo ripetono da tempo: invertire la tendenza della denatalità, occorre investire nei servizi a supporto delle famiglie. Asili nido in primis.
Da questo punto di vista, il Veneto è piuttosto indietro. Negli ultimi dieci anni, l’incremento percentuale dei posti negli asili nido è stato in linea con la media nazionale. Nettamente inferiore al Friuli-Venezia Giulia e alla provincia di Trento, ma anche alle regioni del mezzogiorno.
Le cause di questo ritardo sono presto dette. Anzitutto, la legge regionale sugli asili nido non è finanziata. E poi, anche sui fondi PNRR è mancata una strategia regionale. I progetti comunali finanziati sono 129 per 235 milioni di euro, meno dell’Emilia-Romagna che ne ha centrati 134 per 250 milioni di euro. E che ha già raggiunto il 44% di copertura, sfiorando il target 2030.
Risultato? Il Veneto è una delle regioni con la minor quota pro capite di risorse del Piano nazionale per gli asili nido, 48 euro per residente contro una media nazionale di 65 euro. Con un maggiore supporto, gli enti locali avrebbero potuto ottenere più finanziamenti.
La verità è che negli ultimi anni, quando si è occupata di asili nido, la Regione lo ha fatto per le ragioni sbagliate. E che la destra al governo preferisce spendere i soldi in armi piuttosto che in servizi.
In una parte della classe dirigente veneta, di matrice leghista, purtroppo prevale ancora la visione retrograda della donna. Che sta a casa con i figli, aiutata magari dai nonni. Un’immagine lontana dalla realtà: nelle famiglie di oggi, entrambi i genitori lavorano e spesso i parenti più prossimi abitano lontano. Poi non stupiamoci se la generazione Erasmus fa armi e bagagli e lascia la nostra regione.
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