Il Collegato Agricolo e l’indicizzazione del latte

13 Marzo 2016
Agricoltura

Breve resoconto dell’incontro del 13 marzo 2016

IL COLLEGATO AGRICOLO E L’INDICIZZAZIONE DEL LATTE

 

Una mattinata atipica, in cui le associazioni di categoria del mondo dell’allevamento (CIAConfagricolturaCOLDIRETTIAProLaV) si sono confrontate assieme con l’On. Paolo Cova, deputato milanese membro della commissione agricoltura, con una trentennale esperienza lavorativa come veterinario specializzato proprio in vacche da latte.

Apro l’incontro facendo gli onori di casa, salutando gli invitati e chi ha partecipato. Poi ho fatto una breve relazione sui fondi regionali destinati al settore agricolo, pur con tutti il taglio di 10 milioni che la giunta regionale ha operato. Di seguito, l’On. Filippo Crimì ha fatto un excursus sull’azione del collegato in Parlamento e le principali novità del collegato agricolo (qui potete scaricare un breve resoconto collegato agricolo)

Dopo l’approvazione del “Collegato agricoltura” in Parlamento, ho ritenuto opportuno parlarne anche nella provincia di Vicenza. Il tema dell’agricoltura italiana non è mai tra i più conosciuti n’è tantomeno considerata a livello mediatico, ma non possiamo tralasciare che in questi anni di crisi sia stato uno dei settori trainanti della nostra economia, grazie al lavoro pluridecennale avviato dei nostri agricoltori per avere prodotti sempre più di qualità e competitivi sul mercato internazionale. L’Expo è stata la vetrina di questo grande lavoro e ne abbiamo visti i risultati col segno +!
Ma il focus principale dell’evento arriva sul PREZZO DEL LATTE E L’AZIONE DEL GOVERNO CON L’INTRODUZIONE DEL’INDICIZZAZIONE.

 

L’INDICIZZAZIONE DEL LATTE

Paolo Cova conosce bene il mondo dell’allevamento, conosce bene diritti e doveri degli allevatori e delle industrie di trasformazione e commercializzazione dei prodotti derivanti dal latte che è prodotto nelle nostre stalle: per questo ci ha raccontato, dati alla mano, i risultati ottenuti a vantaggio di questo settore, frutto anche delle sue battaglie e della sua disponibilità al confronto con tutti coloro che si muovono per rendere sempre più dignitoso e riconosciuto il lavoro dell’allevatore.

Togliere l’Imu e Irap agricole, aggiungere centesimi per sostenere il prezzo del latte, sono solo una parte degli interventi conosciuti che il governo ha attuato, sono politiche agricole mai viste prima d’ora e che oggi vengono fatte dopo quasi 30 anni di assenza di una politica chiara. Anche le associazioni i gli agricoltori lo ammettono.

Ma nel collegato troviamo azioni più tecniche e apprezzate, come l’obbligo di contratti scritti, che serve per dare garanzie ed evitare speculazione a scapito dei nostri allevatori, con dati, accordi e prezzi definiti. Quindi contratti garantiti con regole chiare e che applicano divieti di condizioni ingiustificatamente gravose, extracontrattuali o retroattive.
L’indicizzazione del prezzo del latte viene calibrata su 44 parametri identificati da ISMEA, prevedendo anche i costi medi di produzione, calibrati per area territoriale e caratteristiche delle aziende, così da aiutare l’allevatore a riflettere sulle proprie strutture e capacità produttive, capendo anche dove poter migliorare e innovare.
L’importanza del concetto di indicizzazione del prezzo del latte sta nella considerazione della volatilità del mercato del settore lattiero caseario, garantendo all’allevatore un plus in caso di aumento del valore dei derivati e definendo un costo minimo di produzione al di sotto del quale si è tutelati.

Ma l’indicizzazione, appunto, non si può gestire senza i primi due punti che vi ho citato:
-contratti scritti di lunga durata (almeno un anno);
-indici di riferimento oggettivi e di facile e tempestiva attualizzazione.
si va così a creare una curva su cui si ridetermina con valori che rispecchiano quelli del mercato.

Soddisfatti gli allevatori e le associazioni presenti: apprezzato in particolare l’approccio imprenditoriale al mondo allevatoriale dell’On. Cova, che richiede anche una responsabilizzazione degli allevatori nell’aggregarsi, fare rete e stimolare i propri consorzi alle buone pratiche, cancellando qualsiasi fenomeno di importazione o di realizzazione di prodotti smarchiati.

Garantendo la qualità dei prodotti che vendiamo al pubblico, i benefici non ricadono solo sulle aziende ma anche sull’intera comunità: qualità significa anche salute perchè un latte o un prodotto straniero trattato e modificato per venderlo a basso prezzo, è prodotto scadente che, a lungo andare, non garantisce all’organismo la salute: il rischio è quindi di avvantaggiare il diffondersi di patologie che diventeranno costi a carico della sanità pubblica, ricorda Mauro Pasquali, Presidente di Slowfood Veneto.

Se avete qualcosa da aggiungere o delle critiche, parlatemene a scrivimi@cristinaguarda.it

 

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