Project sanitari in Veneto: il grande business dei privati

21 Settembre 2018
Sanità e Sociale

Dopo il Santorso tocca all’ospedale dell’Angelo: la sanità veneta è un business per i privati. Il modello del project financing è fallimentare, deve essere totalmente ripensato.

 

La sanità veneta sta diventando un vero business per i privati. Il sistema degli ospedali costruiti in project financing lo sta dimostrando chiaramente: gli imprenditori, anche esteri, che acquistano quote maggioritarie non lo fanno certo per curare qua pazienti inglesi o francesi attratti dalla qualità del servizio, ma perché ci fanno lauti utili.

In questi giorni è stato annunciata infatti l’acquisizione da parte di un fondo legato al gruppo francese Ostrum Asset Management del 59,4% delle quote dell’Ospedale dell’Angelo a Mestre.

 

È il secondo caso eclatante nel giro di poco più di un anno: prima era toccato al Santorso di Vicenza, con il 70% delle azioni passate al fondo inglese Equitix. Avevamo presentato un’interrogazione e fu risposto che era un buon segnale, testimoniava la qualità della sanità veneta.

 

La realtà però è un’altra: il privato, giustamente dal suo punto di vista, mira a incassare utili che invece verrebbero reinvestiti se la gestione restasse pubblica.

In Veneto hanno trovato la gallina dalle uova d’oro, grazie al sistema messo su da Zaia e dai suoi predecessori negli ultimi vent’anni. Non possiamo permettere che i soldi dei cittadini che pagano le tasse vengano buttati in questo modo.

Oggi sui giornali leggiamo che l’Arabia Saudita ha scoperto e apprezzato il modello veneto, speriamo non scopra il business dei project sanitari, altrimenti potrebbero, invece di copiarci, direttamente comprare i nostri ospedali.

 

Fa male vedere come simili operazioni vengano mascherate come attrattive. I project financing vanno bloccati e ripensati completamente. I contratti di concessione devono essere rivisti e se non è possibile, allora sia il pubblico ad entrare nella società concessionaria. Costruire quegli ospedali con mutui e una gestione pubblica diretta avrebbe fatto risparmiare alla sanità veneta un sacco di soldi che avrebbero potuto essere impiegati per migliorare i servizi e non, come sta accadendo, generare utili per i privati.

 

La Pedemontana ci racconta la stessa storia, grazie all’ultima convenzione che blinda il concessionario: gli investitori esteri hanno accettato di emettere bond solo perché il rischio dei mancati introiti dai pedaggi è a carico della Regione e quindi dei cittadini.

Dobbiamo continuare a denunciare questa politica faccendiera che vuole l’autonomia solo per coprire i costi/buchi ed è pronta a tassare i cittadini, al di là degli slogan ‘mai le mani nelle tasche dei veneti’, per costruire un’infrastruttura che poteva costare la metà. Non è così che si amministra il nostro territorio.

 

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