Il lupo in Veneto e i “lupi” politici
28 Settembre 2018
Ambiente
Non ho mai incontrato un lupo di montagna, ma riconosco i “lupi” politici!
La Regione ha gestito con assoluta leggerezza la faccenda lupo, preferendo i titoli dei giornali, le discussioni che propongono soluzioni illusorie senza mai arrivare a conclusioni.
Eppure, già dopo la prima cucciolata di Giulietta e Slavc nel 2013, nel Parco naturale della Lessinia, gli esperti avevano detto che si sarebbero prolificati ed espansi.
Guardiamo cosa ha fatto la regione vicina per confini e leghismo, la Lombardia, senza tanti slogan: ha messo assieme istituzioni, associazioni di allevatori e quelle ambientaliste e ha studiato il problema (qui alcune slides molto esaustive). La nostra regione invece parla tanto e razzola male: organizza tavoli che non producono alcunchè, non risponde alle urla degli allevatori, divide i gruppi senza creare unità di intenti o condivisione di conoscenze e straparla spostando le responsabilità a Stato o Europa, senza aver correttamente aiutato i cittadini.
Il giustiziere “fai da te” è prova e conseguenza di una politica che ha sottovalutato il problema ed alimenta rabbia e paure.
Fare buona politica significa anche ammettere di aver fallito. Ed ha fallito la Regione che lancia promesse dall’altopiano, che poi smente sulla strada per Venezia, perseverando negli errori che gli allevatori hanno ribadito fin dal principio.
Sull’adozione di “sistemi di prevenzione” pare sia la stessa Regione a voler sabotare i sistemi, visto che ha fornito reti poco robuste e sbagliate in altezza: perché quelle da 1,4 metri e non quelle da 1,6 metri? Erano in saldo o forse le avete acquistate troppo tardi, perché temporeggiavano nell’uso dei fondi europei?
Reti errate quindi che vengono facilmente abbattute sia internamente dai bovini, sia esternamente dalla fauna selvatica. Una scelta sicuramente sbagliata dalla Regione governata da chi spinge a soluzioni semplificate, l’abbattimnto, volendo saltare i passaggi precedenti che la legge prevede. Ma è colpa del lupo, ovviamente!
Sono gli allevatori che chiedono l’accertamento del caso di predazione, che ci sia un corretto risarcimento morale e molte altre indicazioni dettate da un ormai rassegnazione. Ma la Regione è silente su questo aspetto. Anzi nel 2015 risarcì dopo tempo immemore, appena prima delle elezioni regionali: a pensar male…
Chiedono una riduzione del carico di monticatura, per cercare di tutelare le proprie bestie. Lo chiedono da tempo, ma le risposte si fanno attendere. E qui la regione può fare molto, visto che sulle Norme di Pianificazione Forestale e sui Piani di Riassetto Forestale ne conosce molto il consigliere Berlato, che all’epoca dell’emanazione delle nuove direttive e norme era assessore e firmava proprio quelle delibere.
E vogliamo parlare della promessa di un corpo di sentinelle volte a tutelare martedì, mandrie e turisti? Voi che frequentate altopiano per vacanze e gite, li avete forse visti? I malghesi e gli allevatori no. E questo lo denunciano come l’ennesima promessa leghista mai mantenuta.
Inoltre riconoscono la carestia di ungulati: Va fermato subito quindi la caccia (chiamato “prelievo”) degli ungulati nelle aree del lupo: togliere il cibo naturale del predatore significa spingerlo a cacciare il bestiame. Anche il documento degli allevatori dell’Altopiano scrivono nero su bianco come la “Basti contare che fin da subito (annate 2016 e 2017) si è assistito ad un drastico calo del numero di ungulati”, perché non ci vuole un genio per dire che più selvaggina per il lupo uguale meno predazioni. Mi dispiace per l’altro carnivoro “hobbista”, il cacciatore che esercita il prelievo degli ungulati, ma non vorrei che iniziasse una guerra tra grandi carnivori: il lupo e il cacciatore, a chi si mangia più selvaggina.
Smettetela di fare a gara di chi conosce di più la montagna o meno: fate vedere con i fatti che vi interessano i risultati e non i titoli di giornale per chi la spara più grossa!
Si è perso il tempo utile di aiutare gli allevatori ed ora si pensa alla Extrema Ratio, ma quando si arriva al passo finale significa che la politica ha fallito!
Cara Cristina,
il lupo nel nostro territorio non ha nemici, questo significa che si riproduce senza controllo e riduce la selvaggina. Poi che fa? la scelta è sugli animali domestici. Questo vuole dire che gli allevatori non dormono sonni tranquilli. Vuol dire anche che dobbiamo fare la selezione del lupo anzichè degli ungulati?
Il piacere è quello di vedere o fare un incontro con un capriolo che bruca l’erba piuttosto che un cadavere mangiato ancora da vivo.
E poi questo lupo che tutti non vogliono nell’altopiano è stato introdotto senza l’interpello di nessuno , manco dei Sindaci che sono gli amministratori del territorio.
Non dimentichiamo che la gestione del territorio dell’altopiano è in mano agli agricoltori, (vedi la gestione delle malghe) dove l’estensione dei territori sono vasti ed è impossibile pensare alle recinzioni di protezione. Gli animali nelle malghe devono essere liberi e devono condurre notti tranquille comprese quelle degli agricoltori. Stò pensando al valore aggiunto che ci ha portato la presenza del lupo…. solo problemi.
Pensare che ci dimentichiamo sempre della esperienza della storia… ma nonostante questo l’intervento dell’uomo continua a fare gli stessi errori.
Nel 1600-1700 l’altopiano di Asiago si sosteneva principalmente con la pastorizia ed era presente anche l’orso ed il lupo. Questi due carnivori con il tempo sono scomparsi …. perchè?
La risposta è la modalità di gestione dell’agricoltura …. le malghe, territori aperti e non gestibili con recinzioni.
Risultato? l’orso ed il lupo sono scomparsi … non c’è compatibilità con l’agricoltura.
Gli abitanti dell’altopiano di Asiago ( e credo tanti altri) vogliono mantenere la loro tranquillità e questo non è compatibile con la presenza del lupo.
Pertanto chi ha avuto questa brillante idea ha fallito clamorosamente e i risultati si vedono sui blog, giornali, e altro.
I politici pensano di avere la forza, ma la volontà è del popolo.
Saluti