Bene la lotta al caporalato in agricoltura. Attenzione a quello sanitario!
Bene le intese contro il caporalato in agricoltura, ma la Regione sia coerente. No a bandi pubblici che permettano ai vincitori di pagare i lavoratori tre euro l’ora.
Bene le intese per contrastare il caporalato e lo sfruttamento del lavoro, peccato però che la Regione se ne ricordi a giorni alterni: voglio infatti sottolineare ancora una volta come il bando di Azienda Zero per i servizi di portineria nella Ulss Berica sia stato vinto da una società che paga i propri dipendenti poco più di tre euro l’ora.
Non sarà caporalato in agricoltura, ma è sicuramente qualcosa di simile.
Il protocollo siglato ieri a Palazzo Balbi tra istituzioni, associazioni di categoria e sindacati per contrastare lo sfruttamento in agricoltura.
Un’iniziativa che va nella giusta direzione e che sottoscrivo, a cui però dovranno seguire azioni concrete, in modo che non restino solo parole come accaduto troppe volte.
Mi lascia però perplesso questo modo di agire, perlomeno contraddittorio della Giunta: se il caporalato, come dice Zaia, è una nuova forma di schiavitù che droga il mercato, perché si consente a un ente strumentale della Regione di promulgare bandi a condizioni simili?
Il nuovo contratto per i lavoratori ex Rekeep ha significato salari ridotti del 30%, non riconoscimento della maggiorazione per il turno notturno, della quattordicesima e del buono pasto.
Sulla questione ho presentato un’interrogazione ormai a dicembre 2018, ma sono ancora in attesa di una risposta da parte della Giunta Zaia.
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