Bacino Astico: chi ne benificerà davvero?
Di fronte alla sofferenza del nostro territorio a causa della grave crisi ambientale ed idrica, che la Regione scelga di dare priorità ad un intervento contro il rischio idrogeologico più costoso che utile è grave.
Conferenza stampa Bacino di Sandrigo e Breganze – 26 agosto 2021
La Giunta della Regione Veneto purtroppo non sta dimostrando una visione né un piano per il contrasto agli eventi climatici avversi: gli interventi sono basati su un piano lungimirante datato 1972 ma, dopo essere stato dimenticato per decenni, dal 2010 viene attuato dalla Giunta Zaia senza alcun cronoprogramma fondato sul confronto degli interventi in base ai reali benefici e alla convenienza.
Ciò che sta accadendo oggi, nella terra del fiume Astico, ne è chiara testimonianza: il Piano prevede ben 2 invasi, uno a monte (il Meda) utile anche per garantire costantemente acqua all’agricoltura e a progetti per ricaricare la falda, sempre più in sofferenza, e un altro più a valle a Sandrigo e Breganze che, se inizialmente era stato pensato come “accessorio”, in caso non bastasse il primo, perché più piccolo, più costoso e senza alcuna utilità per la falda e l’agricoltura.
Tuttavia, in questi anni, qualcuno ha scelto diventatasse prioritario, nonostante sia meno utile e più costoso
Per questo abbiamo presentato un’interrogazione alla Giunta, elencando le criticità che rileviamo in questo progetto e chiedendo chiarimenti, tecnici e politici.
Potrà prevenire possibili esondazioni?
Purtroppo i benefici sono nettamente inferiori ed i costi notevolmente più alti, se paragonato ad altri progetti che salvaguarderebbero nettamente meglio il territorio, con un impatto inferiore sull’ambiente e sul portafogli.
Basti pensare che l’invaso di Meda, a fronte di una cassa da 7 milioni di mc d’acqua avrebbe un costo di €5.7 a mc, mentre per il bacino sito tra Sandrigo e Breganze il costo salirebbe a ben €7.7 a mc, pur contenendo soli 4,5 milioni di mc.
(Dati: Studio di fattibilità aggiornati 2020 – Ance Veneto)
Oggi chiediamo quindi al Presidente Zaia e ai suoi colleghi di maggioranza perché preferiscano accelerare la costruzione di un bacino che, alla luce degli scarsi benefici, fa pesare molto poco l’interesse pubblico.
QUALI I RISCHI?
La Falda dell’invaso progettato a Sandrigo e Breganze è affiorante e, di conseguenza:
- Impedisce la filtrazione delle acque nel terreno, rendendo quasi nulla la ricarica di falda poiché riaffiorerebbero poco più avanti in zona di risorgive;
- In caso di innalzamento della falda, quest’acqua influenzerebbe in negativo la capacità dello stesso invaso di contenere l’acqua dell’Astico, con una riduzione di addirittura del 20% della sua capacità in caso venisse utilizzata in concomitanza al suo massimo livello di falda, quello misurato nel 2010, durante la drammatica alluvione.
- Ove vi è falda affiorante, il rischio di contaminazione della falda è notevolmente più alto e si ricorda che, mentre non distanti dal Bacino vi sono un sito contaminato e una galvanica, poco più a valle vi è uno dei prelievi acquedottistici più importanti del Veneto.
Per questo vorremmo che la Giunta investisse in piani per la gestione delle acque piovane e di falda, capaci di dare risposte concrete all’agricoltura nei periodi di siccità, a partire dai bacini imbriferi montani, non agendo solo a valle, dove l’efficacia degli interventi si dimostra evidentemente insufficiente.
5 anni fa il Presidente Zaia, di fronte ai sindaci del territorio, incaricò l’assessore all’ambiente di fermare la realizzazione di quest’opera. Nel 2020 gli stessi sindaci, dopo anni di silenzio, sono stati investiti dalla notizia dell’incombente progettazione esecutiva.
La parola data ai cittadini, quindi, non conta nulla. Ora l’unica cosa che ci domandiamo è: a chi serve davvero questo progetto che, letteralmente, fa acqua da tutte le parti?
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