Crespadoro: stop a due centraline idroelettriche. Ora la regione si muova!

20 Gennaio 2018
Ambiente

Idroelettrico: “Bene lo stop a due centraline idroelettriche a Crespadoro, ma la Regione non faccia la furba”

 

Bene il no della commissione Via a due centraline idroelettriche a Crespadoro (VI), alla Piatta e in Val Bona, ma è un po’ presto per cantare vittoria perché ci sono ancora troppi progetti in fase di approvazione o approvati che danneggerebbero non solo quest’area ma tutto il territorio veneto. Non capisco quindi la soddisfazione della Lega, tramite il capogruppo in Consiglio Finco, visto che la Regione ha indubbiamente delle responsabilità per questo boom di richieste”.

Da tempo, insieme a molti cittadini e in particolare all’associazione Cillsa, mi sto battendo contro il proliferare indiscriminato di centraline, anzitutto chiedendo in Regione che la commissione Via sottoponga ogni progetto a una valutazione di impatto cumulativo, come previsto dalla normativa statale, ma mai esplicitato in quella veneta. E per questo l’applicazione è stata sempre confusa (ne parlo nel mio comunicato precedente).

Lo stop deciso dal comitato Via è un’ottima notizia per i cittadini dell’alta valle del Chiampo, un primo passo di correttezza tecnica. Trovo però singolare che la Lega ne faccia una questione politica, come se la Regione fosse del tutto estranea alla questione, quando invece poteva emanare una norma con maggiori restrizioni e ha scelto di non farlo. E non dimentichiamo la discutibilissima partecipazione di Veneto Sviluppo in un’azienda che progetta questi impianti: per cui pare proprio che la maggioranza giochi con leggerezza sul tema centraline, con un colpo al cerchio e uno alla botte.

Se da un lato la produzione di energia verde è necessaria ed urgente, ribadisco che lo sfruttamento eccessivo dei torrenti e dei fiumi non rispetta il parametro green,  tanto più se parliamo di piccoli impianti che non portano vantaggi alla collettività, producono poco e magari intubano il corso d’acqua per centinaia di metri o addirittura chilometri, privando di possibili vantaggi turistici e lavorativi. In Italia nel 2015 c’erano 2.536 impianti mini-idro autorizzati che hanno prodotto 2.556 GWh, mentre i 1.137 impianti più grandi di 1 MW garantivano 42.981 GWh e cioè il 94% del totale idroelettrico: un’assurdità intollerabile.

 

In ogni caso portiamo a casa un primo risultato positivo, che potrebbe avere un valore doppio se finalmente la maggioranza che governa la Regione per prima intervenga legiferando con coerenza, visto che sono certa voglia far seguire le parole ai fatti.

 

 

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