“Lupi” in Consiglio Regionale: una legge inutile

17 Dicembre 2019
Ambiente

Parlare di Lupo in Consiglio Regionale non è facile, soprattutto quando ti rendi conto che i miei colleghi di maggioranza, oltre a non conoscere i dati sulla presenza dei lupi, oltre a non saper nulla di sistemi di prevenzione, credono che la legge da loro votata, una proposta di legge statale, non regionale, sia sufficiente per risolvere il problema degli attacchi dei lupi agli allevamenti, senza ovviamente mai parlare di protezioni e prevenzioni.

Il 18 dicembre, abbiamo votato una propaganda elettorale della maggioranza. Qui vi condivido un breve video, in risposta ai miei colleghi, e il video e il testo, integrali, del mio intervento.

 

 

“LA GIUNTA VENETA E’ L’ULTIMA A POTER CHIEDERE LA DEROGA PER L’ABBATTIMENTO ED IL PRELIEVO DEL LUPO?

Perché basta guardare oltre se stessi, per vedere che l’abbattimento di qualche lupo, se non avete messo in sicurezza nessuna vacca o pecora, non fermerà gli altri lupi in vita dal pensar di aver trovato il supermarket giusto, che consente loro di predare vittime senza la fatica richiesta se dovessero cercare solo prede selvatiche o domestici ben difesi.

Insomma, se il lupo continua a predare, la colpa e’ di questa maggioranza che ha lasciato gli allevatori a doverlo affrontare o subire in totale solitudine. E vi spiego il perché:

La gestione del lupo avviene sotto una via maestra: l’applicazione della direttiva HABITAT  e del decreto 357. (tralascio la storia del piano lupo – quando ci sara’ la normativa cambierà, per il momento non c’e’). Questi prevedono diversi livelli di azione per la gestione dell’animale selvatico, in Questi prevedono diversi livelli di azione per la gestione dell’animale selvatico, in questo caso il Lupo è legato all’allegato 4 per quelli “a rischio o in estinzione”. Non ci sono alternative e chiunque parli di abbattimento ed eliminazione del lupo, vende fuffa, alla ricerca di consenso elettorale, ma ben lontano da dare soluzioni! Infatti sul territorio si parla di eliminazione del lupo, cosa che in questo progetto di legge non è contemplata.

Sono questi due atti, europeo e nazionale, ad indicare il Prelievo selettivo come ultimo passo, dopo 22 azioni di gestione del lupo da mettere in pratica, con attività molto articolate: azioni di prevenzione ma anzitutto di monitoraggio, che è necessario per poter agire in tutela della comunità veneta e che è finanziata da fondi europei a cui voi avete rinunciato.

E la Prevenzione non riguarda solo recinti o cani, ma comprende Pastori, bivacchi, azioni per spaventare l’animale, indennizzi, formazione e informazione, assistenza o sentinelle… se tutte queste azioni venissero fatte senza dare alcun risultato e si assistesse anche ad un aumento della specie, solo allora si potrebbe autorizzare un prelievo selettivo.
Le esperienze in Francia, Spagna, Svezia, Norvegia ci confermano come l’attivita di prelievo, se avviene in assenza di sistemi di prevenzione, diventa assolutamente inutile e controproducente.

Quindi, malghesi e allevatori: sia chiaro per voi che anche se si abbattesse 1 lupo, continuerete a fare la fatica che avete fatto la scorsa stagione, le ronde, il cambio di abitudini per fare il vostro lavoro, cercando di proteggere i vostri animali. E tutto questo perché le istituzioni venete non fanno ciò che stanno facendo non solo oltralpe, ma addirittura al di là dei nostri confini.

Perché la domanda che ci faranno è… in Veneto, questi 22 passaggi pre-soluzione letale, sono stati realizzati?
Voi dite di aver messo in campo delle azioni ed io sono pronta a non contestarne nemmeno una se saprete giustificare con dati inconfutabili, confrontando le esperienze nazionali ed internazionali nella gestione del lupo, che avete stanziato tutte le risorse e attivato tutte le azioni possibili previste dalla direttiva habitat e dai fondi comunitari.
Perché vi posso garantire che il confronto con le altre realtà è impari ed indegno per il veneto, per 3 motivi principalmente:

1)      Per Numeri di Interventi e Risorse: Sono esigui gli interventi in termini di azioni, ma anche nell’investimento finanziario, rispetto al numero dei lupi e delle malghe coinvolte.

2)      Per Metodi di Prevenzione: Non troverete un esperto pronto a certificare che la rete di contenimento bestiame che avete distribuito a tutti, indistintamente, sia davvero universalmente utile e risolutivo per tutti. Specialmente visto che sono consigliate solo per soste brevi e temporanee e sconsigliate per mandrie e greggi che non sono solo di passaggio, ma stanziali in un pascolo per più.

3)      Per Diffusione degli interventi: Se esistono 6/7 branchi con 48 lupi attivi come dichiaravate nel 2018, vi sembra che realizzare 1 SOLO recinto sperimentale – un vero recinto, non una rete di contenimento bestiame –  sia sufficiente a testimoniare che state agendo adeguatamente per proteggere le bestie allevate e portate in Malga in Veneto? Pensate davvero di aver sotto controllo la situazione alla luce di questa fotografia? Siete realmente coscienti del peso sul territorio dei lupi visto a inizio 2019 non sapevate nemmeno quante predazioni in Veneto erano state subite nel 2018 e chiedevate a me di pazientare per averli?

Come pensavate di fare attività di assistenza se non avevate nemmeno a disposizione i dati? Che tra l’altro, dopo innumerevoli sollecitazioni, sono stati forniti alla stampa nel mese di marzo, appena prima di una discussa riunione sul lupo sull’Altopiano dei Sette Comuni a cui la Giunta ha rifiutato di partecipare. Cosa che a molti ha fatto pensare ad un’assenza di trasparenza.. sappiatelo.

RISORSE

Discussione operato regione veneto su attivita’ di prevenzione: si è mossa su alcuni aspetti, ma ottenendo risultati limitati o addirittura discutibili. Ad esempio, sono state fornite delle reti, ma di contenimento del bestiame, non di difesa. E basta leggere un report di qualsiasi ente per capire che quelle reti sono sconsigliate per mandrie e greggi stanziali: e i malghesi che ve le hanno contestate? si arrangiano, non vengono né assistiti né indennizzati. Come se la loro attività di sollecitazione e correzione fosse una colpa.
O ancora, quest’anno, è stata proposta giustamente una misura PSR per aziende agricole, per finanziare l’acquisto di reti, con a disposizione 1.5mln euro, ma la partecipazione è stata magrissima: soli 350 mila euro impegnati. E subito a dire che sono ingrati gli allevatori, vero? Basterebbe avere un po’ più di spirito critico e capacità di analisi per ammettere che che da una parte le condizioni del bando erano evidentemente calibrate male, dall’altra vi è un’evidente carenza nell’attività di assistenza alle aziende. Il risultato? Una misura che addirittura consente copertura del 100% con così poche richieste, indica anche che l’approccio di chi è responsabile dell’assistenza è fallimentare.
E ciò nonostante le denunce da me stessa ribadite in commissione agricoltura  molte delle Malghe interessate dal lupo sono di proprietà pubblica: il privato non partecipa ad un bando se non sa come andrà il prossimo anno, se avrà la possibilità di avere il carico (numero di capi) di malga previsto dalla concessione o se la concessione stessa gli verrà confermata.
Bisognava farne uno per privati ed un altro per il pubblico, guidando tecnicamente i Comuni ad intervenire e consentendo anche una economia di scala nella presentazione dei Progetti, visto che con un Tecnico il singolo comune poteva presentare progetti tecnici per più malghe. Il tutto anche perché le Aziende non partecipano a misure PSR per ricevere poche migliaia di euro, dovendo sostenere costi enormi di progettazione a carico del malghese, per spese tecniche e burocrazia.

Un esempio di misura vincente? In Emilia Romagna: previsto col PSR un bando da 3 mln, ricevute progetti con una richiesta di finanziamento per 9 mln!!! Un’esigenza del territorio tripla, a significare che l’iniziativa era proprio desiderata, compresa e condivisa con il territorio. Non calata dall’alto e distante dalle esigenze del territorio. Inoltre, i progetti finanziati con questa misura sono quelli più grandi, vale a dire max30.000 euro. Mentre per le esigenze più piccole, Fino a 3.000 euro, sono finanziati con fondi di bilancio, così da evitare a chi ha progetti piccoli di essere sottoposto all’annosa burocrazia europea, ma di beneficiare di richieste più snelle previste dalla regione.

METODI DI PREVENZIONE

In Provincia autonoma di Trento circa 70 soggetti in 9 branchi, 1 in trentino occidentale, gli altri 8 in confine orientale, da Lessini a Carega, Vezzena, Fassa. Densità di presenza è completa, satura.

Condizioni delle malghe del territorio simili a quelle venete: anche loro hanno malghe senza ricoveri per animali, pascoli molto distanti e con caratteristiche simili a quelli dell’Altopiano o della Lessinia, vista la contiguità dei territori… E quali azioni, metodi sostenibili tecnicamente ed economicamente hanno attivato in questi anni?

Oltre all’attività di monitoraggio, hanno in particolare attivato un processo per costruire sistemi di prevenzione integrati, di tipo sperimentale calibrati pascolo per pascolo e adattati alle necessità del malghese: facendo sintesi fra fattori economici e risultati, per i lupi è stato verificato che il recinto migliore fosse quello da 1.40-1.60 fisso con 7 fili elettrici a corrente trasformata.

I costi ridotti rispetto ad altri sistemi di recinzione, consentono di costruirne anche più di 1, in particolare per quelle malghe con pascoli molto estesi, al fine di non costringere il malghese a percorrere chilometri e chilometri ma (es. Campiglio) tenendo conto delle aree di pascolo che deve gestire e dei periodi dedicati al pascolo degli stessi (1 mese di qua, 1 di là). A questo si DEVE associare una serie di altre misure di sostegno e prevenzione: fornitura di cani (sfatando il mito che esista solo il cane pastore abruzzese), sistemi di dissuasione attiva, di monitoraggio e sostegno per assunzione dipendenti/pastori.
Ma attenzione: queste azioni sono state tutte attivate e si possono attivare quindi anche in Veneto, utilizzando diverse misure di PSR e attivando una nuova contrattazione con le istituzioni europee.

 

In sintesi, i capisaldi per la gestione trentina sono 3:

 Recinti articolati, da mezzo ettaro a 2,3 ettari con pali fissi 1.40-1,60 almeno 7 fili e alimentazione continua,

Cani

 Pastori in sostegno del malghese

Dove hanno fatto sperimentazione (in 4 malghe sono attivate già da 2018), le predazioni sono state drasticamente ridotte se non evitate. Lo chiariscono anche i dati di indennizzo –> 2018: 75.000 euro di danni, mentre erano ancora in corso i lavori per i recinti, 2019: 35.000 euro di danni liquidati a recinti a pieno regime.

 

Attenzione però, la predazione del lupo deve essere contrastata anche con metodi di Dissuasione Attiva: una serie di azioni che sono legali, previste dalla Direttiva e che si devono comunque attivare in Italia. Questo perché avere paura dell’uomo è necessario al lupo per la sua stessa sopravvivenza.

la dissuasione attiva prevede diversi interventi da attuare prima dell’azione letale: dall’attività di informazione contro comportamenti errati (agnellini, placente, crocchette), alla definizione di azioni da attivare in sinergia fra istituzione e cittadini, malghesi in primis, in caso di verifica di animali confidenti (rimozioni o proiettili di gomma).

 

Es. Emilia Romagna e Toscana, non chiedono la deroga per abbattimento, ma inizieranno a definire un protocollo con Ministero e Corpo Forestale per definire cosa e come fare sulla base di parametri ben precisi (ad esempio se mi si avvicina a 10 mt posso sparare proiettili di gomma). Si parla quindi di interventi che richiedono grande Prontezza operativa, specialmente dalle Istituzioni. L’apertura a questa azione, è importante: non solo prevenzione ma un atteggiamento attivo di contrasto degli atteggiamenti negativi cronicizzati dal carnivoro.

 

 

Tutto questo per testimoniare coi fatti che le predazioni aumentano non perché non si spara al lupo, ma SE il lupo ha libero accesso al bestiame e, non trovando reazione pronta con attività di prevenzione e dissuasione attiva, cronicizza un comportamento predatorio che abitua a preferire i domestici, perché facili prede. (quindi se per 8 anni non abbiamo agito o politicamente ci autoconvinciamo di averlo fatto, abbiamo creato noi la condizione educativa tale ad indurre il lupo ad imparare che la vacca/pecora è meglio!)

E per questo che continuo a puntare sulle azioni che già possiamo fare: Perché a me non piace parlare per fazioni, ma per me è prioritario anzitutto dire cosa possiamo fare noi come istituzione,  basandomi su dati scientifici ed esperienze significative:

Su questo aspetto la scienza è unita: l’abbattimento di singoli lupi, porta inevitabilmente ad un aumento di predazioni. Perché? Perché si spezzano branchi o si allontanano singoli lupi dal branco. Cosa ci interessa, direte voi.. Ebbene interessa eccome perché ciò causa un immediato aumento di predazioni a danno del Bestiame domestico, più semplice da cacciare se immediatamente disponibile (perché non protetto) e quindi più gettonato da branchi ridotti o singoli capi.

 

Cinque sono le pubblicazioni che sostengono questa tesi:

– 2 pubblicazioni esperienza nord Stati Uniti, con ben 25 anni di abbattimenti di lupi, dove si confrontano i numeri dei numerosissimi attacchi alla zootecnia, in contesti dove vi è un costante abbattimento importante e consistente di lupi, ben oltre direttiva Habitat questi studi dimostrano come non esista alcun nesso tra abbattimenti e riduzione del numero delle predazioni, quindi al contenimento dei danni.

– Altri 2 studi (1europeo, 1stati uniti): riassumono 500 indagini, mettendo a confronto metodi di contenimento letale e metodi di prevenzione e dissuasione attiva. Si evidenzia che il sistema non letale porta a risultati di gran lunga superiori rispetto al contenimento letale. Si riscontra inoltre una tendenza all’aumento dei danni in caso di abbattimenti selettivi o casuali: ciò viene supportato e dimostrato dal confronto di metadati scientifici, ripresi, ribadisco, da analisi riportate da 500 pubblicazioni.

–   1 studio italiano   Quali lupi causano maggior numero predazione a domestici? Branchi separati/distrutti da bracconaggio o aumento mortalità e soggetti singoli.  Abbattimenti selettivi senza conoscere animali o su numeri piccoli di lupi, danno adito ad aumento predazioni verso soggetti facili, ossia i domestici. Scienza non e’ per nulla divisa su questo aspetto.

COSA DANNEGGIA DI Più GLI ALLEVATORI?

Polarizzazione posizioni tra PRO e CONTRO è la peggior piaga per gli allevatori: crea fratture e divisioni nella popolazione, paralizzando l’azione dei politici che ne sono vittime. I politici hanno responsabilità enormi, così come le categorie di rappresentanza sociale: se si lasciano prendere da una comunicazione irriverente e non rispettosa della scientificità dei dati e delle esperienze fatte nella gestione del lupo, non faranno che aumentare la distanza fra malghesi e la comunità.
In questo caso, questi politici che acuiscono lo scontro si fanno responsabili di un danno anche economico a carico dei nostri allevatori, perché invece di sensibilizzare allo spirito di squadra, a sostenere la loro azione spiegando il PERCHE’ sono preziosi per mantenere viva la montagna, istigano il contrasto, arrivando anche ad indurre la rinuncia all’acquisto ed il consumo dei loro prodotti.

E questa divisione fra parti della nostra Comunità è superabile se si ha approccio comunicativo scientifico. Di fronte a evidenze scientifiche si può giungere alla comprensione, perché la scienza aiuta a capire le motivazioni dell’altro e che le derive, da una parte o dall’altra, non portano ad alcun vantaggio.”

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