Pfas negli alimenti: urgente ampliare il piano di campionamento.
Come intende muoversi ora la Regione Veneto dopo la pubblicazione di una parte dei dati riguardanti la contaminazione alimentare nella zona rossa?
Di Pfas in Veneto parliamo ormai da anni e già nel 2016 il Consiglio regionale approvò una mozione, da me presentata, che richiamava la Giunta ad intervenire a tutela dei cittadini e dell’ambiente.
Ciononostante molte criticità permangono e le soluzioni non appaiono essere dietro l’angolo.
Da amministratrice impegnata nella tutela dell’ambiente, considero grave il fatto che le Mamme No Pfas abbiano dovuto rivolgersi al TAR per esercitare il loro diritto di accesso agli atti; una maggiore trasparenza contribuirebbe a costruire un clima di fiducia tra i cittadini della zona rossa e le istituzioni.
Da imprenditrice agricola della zona rossa, ritengo invece preoccupante il fatto che, ad oggi, non si siano intraprese azioni concrete nella concessione di acqua irrigua priva di Pfas in tutte le aree contaminate.
In Germania, altro paese altamente colpito dalla contaminazione da Pfas venuta alla luce nel 2013, la tempestiva collaborazione tra Stati federali e Governo ha permesso che si pervenisse all’adozione di piani per la gestione delle contaminazioni e delle bonifiche, a tutela dei cittadini e delle imprese agricole del loro territorio.
Lo stesso non è avvenuto in Veneto, anzi il Presidente Zaia si vanta di aver ridotto i livelli di Pfas concessi nell’acqua, senza ammettere che a rendere necessario questo genere di azioni fu l’impressionante livello di inquinamento riscontrato in Veneto.
Per questo ho presentato una interrogazione in Consiglio regionale, sottoscritta da tutti i Consiglieri dell’opposizione, per chiedere alla Giunta quali azioni siano in programma al fine di tutelare e adattare il settore agricolo nell’area contaminata, e se non ritenga necessario richiedere all’ISS una nuova valutazione che intervenga sui dati analitici sulla scorta delle TWI (Tollerable Weekly Intake) di EFSA 2020.
Nel frattempo la Regione può anche rivolgersi alle istituzioni tedesche per consulenza sulle azioni già intraprese nel loro paese, e procedere a un nuovo piano di campionamento degli alimenti, assicurando i cittadini che i prodotti alimentari contaminati non sono finiti sulle tavole degli italiani”.
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