Arzignano e Montecchio Maggiore: Cosa intendere fare la Giunta per i pozzi pubblici e per la salute dei cittadini?
I pozzi di Arzignano, Montecchio e Brendola
Sono ancora molti gli aspetti da affrontare per arrivare ad una completa gestione del problema PFAS, spesso mancante di una vera e propria visione d’insieme. Con un plume di contaminazione della falda arrivato a 35km d’estensione, sono diversi i comuni che, all’interno del loro territorio, dispongono di pozzi adduttori per la distribuzione di acqua pubblica nei nostri rubinetti.
Mi riferisco nello specifico ai pozzi di Canove ad Arzignano, di Longa e Natta a Montecchio Maggiore e di Madonna dei Prati a Brendola. Se per i campi pozzi di Almisano e Lonigo, sono dotati di un sistema di filtraggio, ad oggi potenziato per arrivare all’obiettivo tendente ai “Zero Pfas”, in attesa nel “famigerato” progetto di nuove fonti di approvvigionamento, nulla sappiamo se esiste una progettualità per la messa in sicurezza dei pozzi negli altri comuni.
Sorge spontanea quindi la mia domanda alla Giunta: Quali sono i progetti per questi “altri pozzi”? Filtri o nuovi allacciamenti? Nei territori, molte sono le interrogazioni poste su questi argomenti nei rispettivi consigli comunali, ma tanta la confusione! La regioni indichi definitivamente cosa e come ha intenzione di intervenire!
Il biomonitoraggio
Anche il biomonitoraggio dovrà essere ampliato, ma a chi? Dopo l’approvazione di un emendamento in consiglio regionale per estendere l’area del biomonitoraggio anche alle zone “arancio” e alle dichiarazioni dell’assessore Coletto che a gennaio avremmo conosciuto le nuove zone di estensione, Al momento non ci sono segnali circa l’intenzione della Giunta regionale di inserire il territorio di Arzignano tra quelli che saranno oggetto di biomonitoraggio sui Pfas.
Molti cittadini di Arzignano, preoccupati per il fatto di rifornirsi di acqua proveniente dal pozzo di Canove, e di Montecchio, si sono autonomamente sottoposti ad analisi del sangue per rilevare la presenza di sostanze perfluoroalchiliche nel sangue, con esiti che hanno rivelato valori sopra la media e che la giunta dovrebbe valutare. Altri cittadini arzignanesi si stanno organizzando per effettuare le suddette analisi.
Questo perché vorrei ricordare che anche i pozzi di Arzignano e Montecchio Maggiore prelevano nel plume di inquinamento, o nelle strette vicinanze, e non sappiamo quali quantità di pfas hanno pescato prima del 2013: soprattutto non sappiamo che estensione (in larghezza), aveva il plume prima dell’installazione delle barriere idrauliche, che hanno un effetto contenitivo dell’inquinamento. Va ricordato anche che le prime barriere furono realizzate nel 2005 e potenziate con una doppia barriera idraulica con 20 pozzi di aspirazione solo tra il 2013 e il 2016.
Se la regione non ha intenzione di estendere così tanto il biomonitoraggio, può almeno intraprendere una campionamento specifico per valutare lo stato della popolazione, che male non fa, visto che negli acquedotti di Arzignano e Montecchio, seppur sotto i livelli imposti dalla regione, la presenza dei pfas è costante da decenni.
Alla luce di tutto ciò, il tema dell’inquinamento pfas è molto vasto, sotto tutti gli aspetti, che però devono essere affrontati. Ecco perché ho depositato questa interrogazione in consiglio, perché tutti i cittadini delle zone compromesse abbiano delle risposte concrete e conoscano i piani della Giunta.
Leggi la mia interogazione IRS n. 555 – PFAS: LA GIUNTA HA INTENZIONE DI INSERIRE NEL NUOVO BIOMONITORAGGIO L’AREA DI ARZIGNANO? QUALI AZIONI A TUTELA DEI POZZI DI APPROVVIGIONAMENTO IDRICO PUBBLICO DELLA ZONA?
Lascia un commento