Pfas – Presupposti per allargare lo screening: rinnovata la richiesta
Quando abbiamo chiesto alla Regione di allargare lo screening Pfas a tutti i residenti in Veneto, la Giunta ci ha risposto di no.
La nostra richiesta, contenuta in un’Interrogazione a riposta immediata, la IRI n. 760 del 2 maggio scorso, era conseguente al ritrovamento di un nuovo composto perfluoroalchilico, il C6O4, nelle acque del Fiume Po, acque che vengono utilizzate anche per l’approvvigionamento idrico umano.
La Giunta, a fine giugno, ci aveva detto che i vari sistemi di filtraggio in funzione consentivano di escludere ogni pericolo e che quindi l’allargamento dello screening non trovava giustificazione.
Il 4 ottobre scorso, al Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo, si è tenuto un seminario intitolato ‘Servizio idrico nella bassa pianura veneta: problematiche e interventi dovuti alle mutazioni climatiche e agli inquinanti di nuova generazione’ nel corso del quale sono intervenuti diversi esperti, e in particolare il dott. Dall’Acqua di ARPAV, che ha parlato dei pericoli connessi alla realizzazione di discariche in zone di ricarica degli acquiferi per il rischio che i percolati delle medesime, contenenti PFAS, possano raggiungere le falde come accaduto con Miteni.
Da qui a ipotizzare che i percolati delle discariche presenti in Polesine possano aver raggiunto le falde e i fiumi da dove viene attinta l’acqua per il consumo umano, il passo è breve.
Per questo abbiamo deciso di rinnovare la nostra richiesta di sottoporre allo screening da Pfas tutti i veneti. Vedremo se stavolta la Regione deciderà di applicare il principio di massima cautela o se la nostra richiesta risulterà ancora una volta non giustificata. A noi pare che la salute dei veneti debba essere posta al di sopra di ogni altra priorità.
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