Pfas: studio epidemiologico fermo causa costi, quanto vale la salute dei cittadini?
Dalla risposta alle mia interrogazione riguardo lo stop allo studio epidemiologico sui Pfas nelle aree contaminate, finalmente emerge un’ammissione di responsabilità da parte della Regione del Veneto. Ad aver spinto a bloccare questo studio motivazioni legate a valutazioni economico-finanziarie.
Una ammissione indicibilmente grave, perché gli studi che possono chiarire con certezza la connessione PFAS-patologie e mortalità non hanno prezzo sia per la prevenzione sanitaria dei cittadini esposti che per la definizione di politiche per fermare i rischi di contaminazione.
In questi anni la Regione ha investito in alcuni studi, ma nessuno utile a fornire la certezza della correlazione tra contaminazione da Pfas e l’insorgenza di specifiche patologie, non solo ipotesi. Tanto che lo stesso Istituto Superiore di Sanità sollecita nella recente lettera alla Regione Veneto la necessità di ricercarla grazie a un dedicato studio epidemiologico.
Senza questo studio, l’azione di prevenzione per i cittadini esposti a mali come tumori, patologie del sangue anche mortali, patologie tiroidee, di neonati e donne in gravidanza, ha sofferto un grave deficit dovuto, ci viene detto oggi, a valutazioni di carattere economico che la Regione del Veneto non ha saputo portare a termine in ben cinque anni, non riuscendo a mettere prima la salute dei suoi cittadini di qualche centinaio di migliaia di euro.
Nel frattempo, il processo a carico della ex-Miteni ha preso avvio, ma la possibilità di vedere riconosciuti i danni alla salute dei cittadini sembra ridotta e le ripercussioni economico-sanitarie sulla collettività persistono.
Infatti, la mancanza di uno studio epidemiologico non consentirà di stabilire oggettivamente l’entità di un giusto indennizzo. In questo modo abbiamo offerto un notevole assist a chi è chiamato a difendersi dalla pesante accusa di aver contaminato consapevolmente, procurando sofferenza a così tanti cittadini. In questa sua lunga valutazione, la Regione si è posta l’unica vera domanda a cui le istituzioni dovrebbero saper rispondere: quanto vale la salute dei cittadini?
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