Sesa – Serve una verifica sulla salute dei lavoratori e dei cittadini
Vi parlo spesso dei casi ambientali critici del nostro Veneto: sono molti, oltre 650 siti, più o meno grandi, ma ognuno è una minaccia per i cittadini di un territorio preciso e circoscrivibile.
Aria, Acqua e Terra hanno una cosa in comune: sono legate ad un ciclo e se ne contamini uno, col tempo tutto si contamina, anche l’uomo che ci vive sopra. Ma i lavoratori di un’azienda sono i primi ad esserne colpiti, sono gli indicatori che qualcosa non va, sono i “canarini” che venivano impiegati nelle miniere per le fughe di gas. Poi, vengono i cittadini, colpiti indirettamente dalla contaminazione di aria, acqua o suolo.
Acqua: dal caso Miteni a quello della galvanica di Tezze; Aria: dai Cementifici del basso padovano all’idrogeno solforato nell’Ovest vicentino.
Suolo: oggi vi parlo di quello di Sesa, ad Este…
Quanti Lavoratori e Cittadini pagano le conseguenze aree industriali come queste, che non lavorano bene o in sicurezza? E’ per questo che lo scorso anno proposi, nel Piano Socio Sanitario, che la Regione pianificasse una azione di verifica preventiva, senza ogni volta reagire in protezione dei cittadini solo DOPO lo scoppio di un’emergenza, obbedendo ad obblighi legislativi dettati da altre istituzioni.
Come?
Con studi e ricerche sulle condizioni di salute dei Veneti (visto che il direttore generale della sanità vanta di avere una enorme banca dati riguardo le nostre condizioni di salute), incrociando dati epidemiologici con studi appositi sulla presenza di sostanze contaminanti e sulle aziende potenzialmente pericolose presenti sul il territorio e che dovrebbero essere già controllate da Arpav, magari partendo da quelle SEVESO.
Siccome la mia proposta di avere strategia di un controllo preventivo, ispirata dal solito e disatteso “principio di precauzione”, non è stata nemmeno presa in considerazione, sono molti i dubbi che rimangono, così come i vuoti nei controlli e nella prevenzione sanitaria.
Per questo ho cominciato a chiedere e stimolare la redazione di studi su alcuni casi più evidenti.
Tipo?
Tipo il caso Sesa di Este. Tutti avrete letto dell’ inchiesta di Fanpage.it e le successive indagini a riguardo: rifiuti speciali ricevuti e stoccati senza alcuna autorizzazione, produzione di compost con vetro e plastica
E chissà cos’altro, ad esempio si propensa ad un mancato Rispetto di adeguati tempi di maturazione. Si tratta di tonnellate e tonnellate al giorno sversate sui nostri campi e che quindi inquinano un territorio non ancora circoscritto del Basso Veneto, la mia Terra.
Non definito perché non ci hanno ancora fornito informazioni riguardo le aree interessate da questi sversamenti, una informazione dovuta per progettare interventi di verifica, a tutela delle coltivazioni e delle persone. Per questo sono tornata alla carica chiedendo se:
o dovremo aspettare venga rilevato un reato per reagire?”
L’appello ad atteggiamenti ed azioni preventive è sacrosanto. Purtroppo non “paga” nell’immediato i diretti interessati (e la politica cosenziente) che preferiscono realizzare ora e subito utili e lasciare – anche questo fardello – ai posteri. Non si può accettare che si venda un “Made in Veneto” con il sottinteso di “sano” quando si degrada così l’ambiente.