Limiti alla attività venatoria negli uliveti: agricoltori figli di un dio minore, la maggioranza ascolta solo i cacciatori.
Ieri in Consiglio regionale è stato servito un nuovo piatto tradizionale: il pasticcio alla veneta!
Una legge il cui intento era quello di ridurre i costi a carico degli agricoltori per i danni causati dalla caccia, ma alla fine li sovraccaricano di oneri e doveri per qualche tutela dovuta in più.
Una norma che, alla fine, scontenta tutti. Ma di sicuro a rimetterci saranno gli agricoltori, già martoriati da siccità e prezzi fuori mercato.
L’esercizio venatorio vagante può arrecare danno alle coltivazioni, è risaputo. Ogni anno molti agricoltori si trovano a dover sostituire filari di tubazione danneggiate da spari di cacciatori.
Apparentemente il Consiglio regionale intendeva porre dei limiti alla caccia nelle aree dedicate alla coltivazione di vigneti e uliveti con ‘impianti di irrigazione a goccia sopra terra, con ali gocciolanti’, invece di fatto si va a complicare ulteriormente la vita di chi intende tutelare la propria attività agricola.
Lo dimostra il fatto che l’applicazione del divieto viene meno nel caso i proprietari non abbiano delimitato i terreni interessati con apposite tabelle su indicazioni della Giunta regionale.
Un inutile aggravio visto che ad esempio sparare in direzione degli immobili è vietato a prescindere dalla presenza di cartelli. Il buon senso, così come il rispetto nei confronti di chi produce cibo per le nostre tavole, vorrebbe che tale divieto fosse applicato a prescindere dalla presenza o meno dei cartelli.
La mia proposta, sotto forma di emendamenti, chiedeva che il divieto in questione fosse esteso a tutte le coltivazioni – dunque non solo a uliveti e vigneti – con impianto di irrigazione a vista, in quanto tutte vulnerabili e facilmente oggetto di compromissione se raggiunte da spari di cacciatore, nonché l’eliminazione della necessaria apposizione, ai fini dell’applicazione del divieto, della prevista tabellazione, prevedendo, invece, attraverso la ricerca di una mediazione finale, la delimitazione tramite tabelle solo per derogare al divieto di sparo e dunque per esprimere un consenso espresso da parte del proprietario dei terreni in produzione.
Vi possono essere degli agricoltori che ammortizzano i danni provocati dalla attività venatoria, ma ce ne sono anche molti altri che non sono disposti ad aggiungere ulteriori costi alle loro attività, visti i danni subiti fino a oggi.
Ieri la maggioranza, evidentemente sotto pressione da parte delle solite lobby che contano più degli agricoltori e della società civile, è andata dritta per la sua strada andando però a sbattere contro un muro, vista l’astensione o i voti contrari giunti trasversalmente da forze di maggioranza e opposizione.
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