Caso Cloe Bianco: prevenire altre tragedie, il Veneto aderisca alla Rete Re.a.dy.
Nel mese del riconoscimento dei diritti delle persone LGBT+, in Veneto è accaduta una tragedia sicuramente scongiurabile.
Il Presidente Zaia incontri le associazioni per un percorso utile a salvare vite in futuro.
La storia e l’epilogo di Cloe Bianco hanno scosso l’opinione pubblica a livello nazionale. La situazione in Veneto è più critica che in altre zone d’Italia? Quali strumenti può adottare la Regione per prevenire nuovi casi?
Da cittadina e donna provo dolore e sgomento per quanto accaduto a Cloe Bianco, da rappresentante delle istituzioni dico che non sono ammesse altre tragedie simili.
Non possiamo paragonare il difficile percorso che una persona in transizione intraprende a una ‘carnevalata’, la scuola è il luogo in cui giovani e adulti possono conoscere, comprendere e confrontarsi, non la possiamo ridurre a un ambiente dove si punisce tutto ciò che non è conforme (a cosa?).
Nel nostro Paese esistono buone pratiche utili ad affrontare sfide che, di anno in anno, si palesano sempre più spesso e richiedono un approccio responsabile, senza dichiarazioni indegne da parte di chi è chiamato a garantire la formazione dei giovani, i quali su questi temi sono avanti anni luce rispetto a noi adulti.
Per questo ho presentato una mozione a Palazzo Ferro Fini con la quale si intende impegnare la Giunta regionale ad aderire alla Rete Re.a.dy., una sorta di coordinamento composto da alcune Regioni, Province e Comuni che dal 2006 offrono alle pubbliche amministrazioni locali uno spazio di condivisione e interscambio di buone prassi finalizzate alla tutela dei Diritti Umani delle persone LGBT e alla promozione di una cultura sociale del rispetto e della valorizzazione delle differenze.
Ne fanno già parte Regioni come Piemonte, Emilia Romagna e Campania e Comuni, tra questi anche alcuni veneti: Vicenza; Belluno, Padova, Feltre, Chioggia e Schio.
Io ho apprezzato le recenti dichiarazioni di Zaia su Cloe, per questo lo invito a incontrare le associazioni LGBT+ del Veneto, perché solo unendo gli sforzi possiamo prevenire fatti come questo e migliorare l’inclusione sociale nella nostra Regione.
Si stima che in Italia ci siano circa 400.000 persone che hanno affrontato o stanno affrontando una transizione, fingere che non esitano non serve a nessuno.
Lo scorso anno, in sede di approvazione di bilancio, proposi la realizzazione di centri specializzati nell’accogliere e supportare le persone che soffrono a causa del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere.
Mozione – Adesione rete Ready – Consigliera GuardaNonostante la bocciatura, visto quanto accaduto, riprenderò la proposta anche quest’anno. Lo dobbiamo a coloro che vivono questo genere di difficoltà, soprattutto tra i giovani.
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