Nuove strade a pagamento in Veneto: vecchia politica. E’ ora di cambiare.
Un Veneto fermo a politiche di vent’anni fa: l’allora ex assessore Chisso prometteva una rete stradale a pagamento (in project financing) ai cittadini veneti. La SPV né è l’esempio: cara, anzi tra le più care d’Italia, tanto la pagano i cittadini o con i pedaggi o con i soldi dell’erario veneto, che sono sempre soldi dei veneti!
Dispiace leggere continue e unilaterali smentite dalla maggioranza sui flussi della SPV, senza presentare i dati.
Che fra 9-10 anni i conti non saranno in rosso ma che la SPV sarà un bancomat in positivo è vero: per i prossimi 39 anni sono già pianificati gli aumenti annuali dei pedaggi e tra 10 anni costerà ancora di più di adesso e i conti forse torneranno.
Oggi la De Berti si professa l’erede di Chisso con le sue dichiarazioni tra la prosecuzione della Valdastico Nord e la Mestre-Cesena, senza dimenticare che nessuno si è scordato della Nogara mare, del collegamento Jesolo Mare, etc. fermi in un cassetto ma mai cancellati dai piani della Lega, messi sempre nero su bianco nei vari DEFR.
Insomma, dopo vent’anni di riduzione dei servizi ferroviari, con meno treni, eliminazione delle merci nella rete ferroviaria secondaria, la non-volontà di istituire un biglietto unico e la mancanza di orari cadenzati in un’integrazione dei trasporti pubblici ferro-ruota, la volontà politica di Zaia e De Berti è la stessa di Galan e Chisso: favorire il trasposto su gomma privata a discapito dei trasporti pubblici locali (TPL).
Nulla di nuovo quindi se questa giunta, di continuità con le precedenti, continui a promuovere opere stradali seppure inutili.
I programmi elettorali di Europa Verde – Verdi sono quelli di potenziare i trasporti pubblici, ferroviari e su gomma, favorire la mobilità dolce e, invece, migliorare la viabilità esistente ed obsoleta.
Insomma, tutto il contrario di questa politica della maggioranza. Infine, se per l’assessore alle infrastrutture del Veneto è naturale promettere la convocazione di tavoli di confronto sotto il vischio dell’attacco frontale ai comitati di cittadini che si occupano di difesa dell’ambiente, allora direi che gli auspici non sono affatto dei migliori: i cittadini agiscono e parlano in nome di un bene comune, non sono animali infestanti da “stanare”.
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