Sistema acquedotti veneti: no a costi sui cittadini. Servono: suolo libero, ricarica di falda e investimenti pubblici.
La Giunta regionale mette finalmente mano al sistema degli acquedotti veneti.
Verrebbe da gioire dicendo: meglio tardi che mai! Peccato che a pagare questi ritardi saranno i contribuenti.
La nostra è una regione sempre meno ricca d’acqua e con acquedotti spesso ammalorati.
Tuttavia, questi ritardi, che già penalizzano il mondo dell’impresa e della agricoltura, non possono ricadere nelle bollette dei cittadini! Inoltre, lavorare alla rete senza prima preoccuparsi di come garantire una costante ricarica di falda, equivale ad avere un buon telefono senza copertura di rete.
Ricordo che, solo pochi giorni fa, in sede di approvazione del DEFR, avevo proposto un emendamento, approvato a maggioranza, che prevedeva di privilegiare e sostenere le progettualità di tesaurizzazione della risorsa idrica, come ad esempio: pozzi e trincee di infiltrazione per l’immissione di acque meteoriche in eccesso derivanti da superfici impermeabilizzate, campi di sub-infiltrazione, Aree Forestali di Infiltrazione (AFI) sperimentato da Veneto Agricoltura con il Progetto Life+ Aquor.
Perché coi livelli di cementificazione attuali e un utilizzo poco calibrato della risorsa idrica, il Veneto rischia di soccombere alle sfide che il cambiamento climatico ci impone.
Dobbiamo imparare a investire nell’acqua nel modo corretto, pensando al futuro e a ciò che ci potrebbe riservare.
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