Vajont: a 60 anni dal genocidio dei poveri, commemorare per impegnarsi.
Il Veneto non può dimenticare e non dimentica il disastro che in pochi minuti determinò la morte di quasi duemila persone.
“Diga funesta per negligenza e sete d’oro altrui”, così recita l’epitaffio inciso sulla lapide di una delle tante vite disperse e mai più ritrovate.
Un monito che deve costantemente spronarci all’attenta riflessione sulle conseguenze delle nostre scelte sulla collettività.
La commemorazione non è certo un mero rituale che ci riporta alle cause e agli effetti di quanto avvenuto, ma deve essere impegno attivo e continuo nell’impedire che fatti simili si ripetano.
Fa bene il Presidente Zaia a ricordarci le conseguenze della presunzione da parte dell’uomo di poter piegare la natura ai propri interessi.
Concordiamo e auspichiamo che tale invito possa essere faro costante nell’adozione delle decisioni pubbliche dell’oggi e del futuro.
Lascia un commento