Intervento del 15/12/2020 in Consiglio regionale sul DEFR

18 Dicembre 2020
Istituzioni

Oggi si inizia una discussione così importante e bella. Devo essere sincera: nei cinque anni precedenti

uno dei momenti più significativi e anche un po’ più avvincente dell’approvazione degli atti che

accompagnano il bilancio preventivo era quello di leggere il Documento di economia e finanza.

Interverrò ora in maniera unificata, intervenendo quindi sia sulla PDA n. 04, che è l’adozione del

DEFR, che sulla nota di aggiornamento, la PDA n. 05. Devo dire che è straordinario poter vedere

come missione dopo missione vi possa essere, in realtà, una reale unità politica sui temi. Diciamocelo,

è evidente che questo Documento di economia e finanza racconta tutto ciò che ogni cittadino vorrebbe

per il nostro territorio, a prescindere dall’orientamento politico. C’è un “ma” purtroppo, e il “ma” è

quello che accompagna ogni anno la discussione e l’approvazione di questo documento, un “ma” che

mi attanaglia e immagino, anzi mi auguro cominci a interrogare anche voi. Che senso ha inserire tutto,

proclamare azioni di risanamento ambientale, sconvolgimenti e servizi per giovani famiglie, novità

stimolanti per aziende se poi da anni questi buoni propositi si ripetono, ma sono fermi al palo? È un

po’ come quando e molte colleghe mi capiranno si chiede al marito appassionato di “fai da te” di

sostituire quella lampadina rotta o di aggiustare la tapparella che è da mesi che è ferma, non si alza da

settimane. L’attesa alle volte è così lunga che alcuni si sono pure inventati la professione del “marito in

affitto”, un nuovo orizzonte comunicativo del tuttofare, che ogni volta ci tocca chiamare per risolvere

lentezze o vane promesse. Purtroppo qui non esiste una Regione in affitto e non possiamo delegare

agli altri azioni sul trasporto pubblico locale, la risposta all’emergenza ambientale, che influisce

nettamente sulla nostra vita, sulle nostre morti premature. L’alternativa è cedere ciò che è già nostra

autonomia, cosa che, in effetti, state facendo con le multiutility. Quindi, la vendita di gas e elettricità

in Veneto che vendete ad altri pur di non affrontare il problema di competenza della Regione del

Veneto, di facilitare la vita dei cittadini sommersi da bollette, contratti e consumi sempre più costosi e

sempre più confusi. O come sulla questione Covid, dove la Regione pare delegare le scelte più difficili

al Governo, tanto non affrontate né questo né altro sul DEFR. Ma andiamo per ordine. Missione n. 1.

Contrasto al crimine mafioso e all’illegalità. Chi non sarebbe d’accordo? È evidente che su questo

punto ci trovate assolutamente al vostro fianco, tanto che anche nella passata Legislatura tanto spesso

ci siamo soffermati su questo aspetto. Ma come si fa a prevedere tutte queste grandi battaglie, tutto

questo accompagnamento degli imprenditori veneti, tutta questa azione nell’educazione della nuova

generazione, nella formazione delle persone addette ai lavori se stanziate 30.000 euro in bilancio su

queste leggi? Con 30.000 euro cosa pensiamo di fare? Un dépliant informativo? Missione n. 2. Dite

che l’obiettivo è garantire il diritto allo studio universitario. Ovviamente su questo tema, guardate, a

mille ci andiamo dietro, a mille vi sosteniamo, però ogni anno non si stanziano sufficienti risorse e

fondi regionali, e rimangono, quindi, esclusi dal diritto allo studio universitario moltissimi studenti,

alle volte impedendone addirittura la continuazione agli studi. Senza parlare del connesso tema del

costo del trasporto pubblico locale per gli studenti, una proposta per alleggerire i genitori da un

pensiero in più, quello dell’abbonamento, che pesa economicamente in maniera gravosa specie per chi

ha più figli e più volte bocciata, quella di rendere gratuiti i trasporti pubblici… l’accesso al trasporto

pubblico locale agli studenti. Poi missione… passo alla Missione 6, quella dei giovani e delle politiche

giovanili: sono davvero riducibili al solo sport e stili di vita positivi e alla partecipazione nel Consiglio

regionale dei Ragazzi o nei Consigli comunali dei Ragazzi? Vi sembra sia sufficiente ridurre la nostra

generazione, le nostre nuove generazioni a questo? Non a soggetti capaci e attivi nel fare la differenza

con la propria passione non solo sportiva, con la propria competenza il progetto per la propria

esistenza? Non una parola sulla tutela del processo dell’autonomia del giovane: aspetto su cui invece

negli scorsi anni avevate approvato alcuni emendamenti. Non una parola sulla proposta dalla

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minoranza, non una parola sulla risposta alla crisi economica di cui anche i miei coetanei sono vittime

e non solo a seguito dell’emergenza Covid, perché eravate voi, nel vostro Documento di economia e

finanza del 2017 a dire che un giovane su tre non riusciva ad affrontare una spesa straordinaria di 800

euro. Non siamo scomparsi! Questa generazione in difficoltà c’è, siamo qui e a fatica molti nostri

anche coetanei, visto che ci sono molti giovani qui, cercano di trovare un affitto che possa non

prosciugare… chiedo scusa, capogruppo Villanova, che possa non prosciugare più della metà del…

beh, io sono stata in silenzio quando lei è intervenuto. Siamo qui a fatica nel cercare un

appartamento… Colleghi, lasciate termiare la collega Guarda. …a fatica a cercare un appartamento

che non prosciuga più di metà dello stipendio che normalmente… di un primo stipendio che

normalmente un giovane prende. A fatica mettiamo i soldi per spendere e pagare i tre abbonamenti che

dobbiamo acquistare, a fatica riusciamo a costruire una famiglia e a pagare 600 euro al mese di asili

nido. 600 perché i vostri fondi a supporto della nuova generazione dei bimbi 0 3 fino all’anno scorso

supportavano soltanto il 25% dei bambini dagli ai 3 anni e voi parlate di sperimentazione all’interno

della legge sulla famiglia, che ho votato favorevolmente sulle politiche familiari, che ho votato

favorevolmente perché credo nel valore aggiunto delle politiche regionali per la famiglia, riconosco

l’importanza di questo strumento, ma adesso è il caso, dopo questo primo anno, d’ora in poi non

potremmo più parlare di sperimentazioni di fondi per il bonus neonatale, di sperimentazioni per il

biglietto unico, di sperimentazioni… basta! Verifichiamo come fare. Mentre altre Regioni stanno già

agendo, sostenendo i genitori con redditi normali, non soltanto quelli con redditi a ridosso della

povertà, ma con redditi normali che chiedono soltanto di poter avere quegli strumenti che consentano

loro di continuare a lavorare per progettare il proprio futuro, non tanto per pagare baby sitter e asili.

Non appassionerete mai la nuova generazione alla partecipazione delle Istituzioni pubbliche, pensando

alla specifica Missione 6, se non renderete le Istituzioni pubbliche funzionali alle esigenze della nuova

generazione, tanto più, se i fondi del Servizio civile regionale, ad esempio, non copre nemmeno le

domande di partecipazione che i giovani di buona volontà presentano ogni anno, come pensiamo di

valorizzare quella generazione positiva che molto spesso viene dimenticata nei vostri discorsi quando

si parla della nuova generazione, perché emerge sempre la pecora nera e magari il più pigro, non tanto

quello che, invece, vuole fare la differenza (ricordo le discussioni sul servizio militare obbligatorio di

qualche anno fa). Missione 7 “Turismo”: si sostiene che si vuole puntare sul turismo slow, benissimo,

sono d’accordo e ho condiviso votando anche favorevolmente tutte quelle iniziative che potevano

portare verso questa direzione, come la legge appunto nell’ambito del turismo equestre piuttosto che

del cicloturismo, eccetera. Si ritiene che, diversificando l’offerta verso le offerte più trend di oggi, si

faccia la differenza e nulla di più vero, ma proprio quelle leggi – penso anche a quella sul turismo – se

si approvano leggi su forme di turismo specifico ma poi vengono abbandonate a se stesse come anche

strumenti che sono nati non soltanto negli scorsi anni e che magari si devono un po’ rodare, si devono

organizzare, ma anche quelle sulle vie del vino, ad esempio, o le ville palladiane disseminate sul

territorio ancora non interconnesse fra di loro, senza un progetto specifico di promozione o rimangono

sconnesse proprio dalla carenza di servizi di trasporto, dall’assenza di un piano di promozione anche

delle aree rurali che porti a rimettere al centro anche quei territori che non sono fondamentalmente dei

prodotti turistici oggi rilevanti all’interno del panorama internazionale o nazionale. Vi soffermate sul

rinnovamento delle strutture, benissimo, lo condivido, ma non vi accorgete che spesso nel territorio

mancano servizi essenziali come Infopoint o mappe del territorio o una rete internet che ci consenta di

accedere a quel turismo digitale di cui si parla all’interno di questo documento e che è un progetto

rilevante o ancora si continuano a promuovere eventi e app differenti per quindici tipi di turismo

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differenti, esprimendo pienamente la logica dell’economia di scala, nota ai buoni imprenditori.

Missione 8 “Edilizia abitativa e assetto del territorio”: scrivete che si vuole perseguire l’obiettivo del

contenimento del consumo di suolo. Attenzione, non zero, contenimento. Nei fatti, però, poi lo condite

con progetti di legge come quello che abbiamo cominciato ad affrontare la scorsa settimana in

Commissione II che sburocratizzano cantieri, forzando addirittura la Costituzione. Per cui, qui c’è un

problema anche di coerenza. Riferite che desiderate incrementare la disponibilità di alloggi all’edilizia

residenziale pubblica. Perfetto. Ci trovate sul pezzo, lo sosteniamo, se viene portato avanti questo

impegno. Ma avete messo mai in progetto un piano straordinario? Perché con le risorse in bilancio si

può o non si può affrontare questo reale piano straordinario per gestire l’edilizia residenziale pubblica,

sbloccando anche tutto quel cortocircuito che c’è nella nuova generazione di cui vi parlavo prima.

Aumentiamo o meno la posta in bilancio? Perché lo sblocco degli sfratti provocherà un SOS a livello

comunale che interesserà la Regione. Questo è un problema reale. Due numeri: al 31/12/2019, a

Vicenza soltanto 511 sfratti; 2.659 provvedimenti di sfratti, invece, in Veneto; per morosità, 2.400 su

2.659. Quindi, c’è un problema sociale ed economico gravissimo. Nel 2019, erano 3.700 le richieste di

esecuzione di sfratto e l’esecuzione è stata soltanto di 1.600, poi bloccate per l’emergenza Covid.

Rimangono, quindi, 2.000 famiglie che sono in attesa dello sfratto del 2019 e che si sommeranno a

quelle del 2020, con l’implementazione poi anche di quello che può essere l’impatto a causa

dell’emergenza Covid. Questo è un problema sociale che dobbiamo affrontare. Un altro dato che ci

può aiutare per capire perché è importantissimo andare a definire una strategia straordinaria

sull’edilizia residenziale pubblica è quello aggiornato a luglio del Fondo affitti Covid, costruito

appositamente per questa emergenza: 18.800 domande sono arrivate in Regione Veneto, pagate 5.600.

Nel bando in scadenza in questi giorni, anzi il 14 dicembre, se non sbaglio, per cui ieri, ci aspettiamo

che il numero di domande cresca di molto, anche perché il parametro della riduzione delle entrate è

sceso dal 50 per cento previsto dal bando di luglio al 30 per cento. Quindi, questo aumenterà la platea

di persone interessate e ci imporrà di valutare quelle che sono le azioni da mettere in atto, in maniera

tale che dal 2020 in poi per queste emergenze ci possa essere una risposta di natura sociale, ma anche

di natura di gestione del patrimonio edilizio, che non è evidentemente sufficiente, non era sufficiente a

rispondere alle esigenze già nel 2019. Doppiamente non lo sarà dopo l’emergenza Covid. Case

popolari, insomma. E poi, sviluppo sostenibile. Scrivete che volete valorizzare le aree naturali protette.

Benissimo. Europa Verde sottoscrive questo tipo di impegno, così come penso ogni Consigliere della

parte d’opposizione, ma quello che ci domandiamo è: questo impegno voi l’avete scritto nel

Documento di economia e finanza e volete perseguirlo, come negli scorsi anni, ripresentando i progetti

di legge per tagliare le superfici delle aree dei parchi regionali del Veneto? E sulla difesa del suolo,

quando saranno centrali i Consorzi di bonifica anche in questi bilanci? Non per spartirvi, però, delle

nomine, come abbiamo visto negli scorsi anni, ma anche come responsabilità economica, con un

contributo che sia dignitoso delle responsabilità dei Consorzi di bonifica. Il contributo della Regione

del Veneto si aggira intorno all’1% di tutte le risorse che alla fin fine i Consorzi di bonifica mettono in

campo per fare quella vera attività di contrasto all’emergenza e al rischio idrogeologico, che è la

prevenzione. Prevenzione in un territorio che è fatto di una rete di corsi d’acqua irrigui molto, molto

importante. Sono d’accordo. Sei d’accordo. Con interventi che servono per fare quell’attività di

prevenzione necessaria per evitare le conseguenze che abbiamo visto in questi giorni e anche

conseguenze peggiori, con risvolti mortali. E poi, evidentemente, è per noi prioritario l’obiettivo di

contribuire alla riduzione dell’inquinamento dell’aria, degli inquinamenti delle acque e del risparmio di

quest’ultima. Era un impegno e lo è adesso un impegno per Europa Verde, e di conseguenza in

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Consiglio regionale. Sosteniamo questo vostro tipo di approccio, ma lo era anche negli scorsi anni.

Cinque anni fa iniziai proprio questa battaglia sostenendo la priorità di intervenire nel controllo degli

scarichi industriali, accompagnando le imprese attenzione: non osteggiandole, ma accompagnandole

verso percorsi virtuosi, primo tra tutti l’utilizzo del ciclo chiuso, da sempre bocciato all’interno di

questo Consiglio regionale, necessario per tutelare i corsi d’acqua che oggi ricevono gli scarichi, in

primis l’inquinatissimo Fratta Gorzone, giusto per parlare di uno abbastanza famoso, ma anche per

tutelare da rischi di inquinamento le falde, inquinamenti simil Miteni, e per tutelare cittadini e

agricoltori dall’abuso dello spostamento di acqua dalla falda ai fiumi in risposta ad una vorace

necessità produttiva, che è la prima causa di depauperamento delle falde acquifere, assieme,

naturalmente, alla cementificazione. Togliere dalle falde più acqua di quella che la nostra terra così

cementificata può assorbire, è un danno gravissimo ed i danni si contano anche oggi con l’agricoltura

che viene di fatto obbligato a fermarsi nei giorni più siccitosi assieme ai cittadini serviti dagli

acquedotti, che boccheggiano cercando di prelevare acqua a sufficienza in una falda sempre più

povera. Sempre per rispondere al tema ambiente, impegnarsi sul tema PFAS e acquedotti è ormai un

obiettivo più che consolidato, che sono felice di poter condividere con voi e naturalmente insomma,

dato che alcuni progetti vedranno il termine del prossimo anno, ormai insomma scontato. Non dico già

perché nel 2021 saranno trascorsi ben otto anni da quando l’Istituto Superiore e il Ministero

sollecitavano di progettare le alternative al servizio acquedottistico dei cittadini avvelenati dai più

PFAS, processo iniziato nel 2018 invece e fino ad oggi a pagare siamo noi con l’aumento delle

bollette, l’esposizione ai più PFAS che è continuata anche se in misura di nanogrammo e non più di

microgrammo e quindi anche i rischi conseguenti alla salute dato che va ad accumularsi all’interno del

sangue. L’esposizione di donne in gravidanza, di bambini, di neonati, oltre ai malati esposti a ulteriori

rischi per l’interferenza di questo inquinante, ci ha messo nelle condizioni in questi anni di un deficit e

di un debito nei confronti di questa cittadinanza. Tutte conseguenze che si potevano evitare e su cui

abbiamo proposto e proposto e proposto e ci ritroviamo naturalmente a otto anni dopo. Misura 10

Trasporti e viabilità. È bene che sia valorizzato il trasporto pubblico locale, per cui è giusto che venga

scritto così questo obiettivo per migliorarne l’accessibilità, renderlo facile da scegliere, metterlo in

connessione con gli altri… con i mezzi su ruote e mezzi invece ferroviari, mettere in connessione bici

e ferro. Siamo d’accordissimo ma le sperimentazioni anche qui continuano a ripresentarsi a danno di

chi il trasporto pubblico potrebbe davvero invece utilizzarlo. Sperimentazioni del sistema

metropolitano di superficie, sperimentiamo invece il biglietto unico e poi le azioni del trasporto

pubblico non si accordano… le aziende, scusate, del trasporto pubblico non si accordano. Poi passano

gli anni, poi non ci si crede più e si cancellano i processi iniziati. Che questo però non ricapitola ed è il

motivo per cui diciamo: benissimo questo obiettivo, è un obiettivo lungimirante, ma qui il tempo è

trascorso e qui non abbiamo più tempo da perdere. Misura 12 sulle politiche sociali: al centro le

famiglie, bambini, anziani e persone con disabilità. Benissimo. anche su questo aspetto ci trovate

assolutamente concordi, ma traduciamo in fatti la riforma delle case di riposo: cominceremo ad

adeguare la quota che la Regione deve fornire per alleggerire le rette che pesano come macigni sulle

spalle di anziani e familiari, i famosi 3.000 euro al mese; cominciamo a ragionare, date le lentezze

nazionali, su misure più consistenti in sostegno ai caregiver, stanziamo fondi sufficienti per i nidi,

ritroviamo coraggio di scommettere sui consultori per rispondere alle esigenze formative e sociali dei

neo genitori, degli adolescenti, per rispondere alle esigenze delle persone indigenti, per la prevenzione

delle dipendenze. In questa emergenza implementiamo il sistema di supporto psicologico e lo

mettiamo bene in rete con i cittadini? Riprendiamo in mano i servizi per le persone con disagi mentali

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e rimettiamo al centro la strategia del mutuo aiuto? Sono alcune sollecitazioni, dato che fino ad oggi su

questi temi ci siamo espressi molte volte, abbiamo discusso molte volte, ma alla fin fine ci siamo

ritrovati in una difficoltà poi di azione, in una mancata traduzione. Cominciamo a prendere sul serio

anche le sollecitazioni di chi sommessamente trova il coraggio di dire, per quanto riguarda la misura

sulla sanità, che forse non ci sono soltanto eccellenze, ma c’è anche qualche ostacolo, per esempio nel

rendere accessibili i servizi su temi un po’ delicati, come quelli delle malattie rare, delle malattie

neuromuscolari, dei disturbi alimentari, temi su cui vi sentite molto spesso talmente sicuri che anche in

Commissione, così come in Consiglio, venite a dirci che in realtà sono i familiari e le persone affette

da queste patologie e da questi disagi a non essere sufficientemente informati dei servizi offerti dalla

Regione del Veneto. Insomma, una persona che soffre da 23 anni di una malattia neuromuscolare

come la sclerosi multipla, non può essere cosciente della qualità dei servizi della Regione del Veneto,

lui che li vive in prima persona? Sia mai che in Veneto ci siano carenze reali. Allora cominciamo

invece a prendere seriamente quelle sollecitazioni, senza derubricare le preoccupazioni o le

sollecitazioni che vengono da chi vive direttamente queste esperienze, sennò arriveremo a casi limite

come quello che, per esempio, abbiamo affrontato negli scorsi mesi in una parte della mia ULSS, con

malati che impiegano sei mesi per riuscire ad avere ciò che spetta loro di diritto, cioè i farmaci in

fascia C per chi ha un’assistenza domiciliare anche medica: sei mesi per avere in restituzione un

servizio che è dovuto gratuito e mezza giornata per cancellarlo. Misura 15 “Imprese”: nel Documento

di Economia e Finanza si afferma che l’obiettivo primario è sostenere l’artigianato Come non dirsi

d’accordo. Abbiamo fatto anche una bella legge insieme, che deve ancora, però, essere implementata

in alcune parti, penso a quella dei maestri artigiani. Ma come pensiamo di soddisfarli? Metteremo,

questa volta, a disposizione immediatamente le risorse per gli investimenti, quei milioni che dovevano

sostenere l’internazionalizzazione, la digitalizzazione eccetera? Oppure aspetteremo, come fatto negli

scorsi anni, quattro anni per riuscire a realizzarli e a metterli sul tavolo? Finisco con la Misura 16,

l’agricoltura. Affermare di voler usare al meglio i fondi del Piano di sviluppo rurale è un’evidente

affermazione condivisibilissima, o no, Assessore? Chi non lo vorrebbe? Ma come, se ogni anno

rimaniamo incastrati, Assessori, in un turbine di accesso al credito al danno del nuovo imprenditore,

del giovane imprenditore, nella totale assenza di un’azione che lo accompagni dopo i primi cinque anni

di inizio, magari anche nella totale assenza di un aiuto all’investimento della generazione, invece, over,

quella che magari ha la possibilità di investire senza per forza accendere un nuovo debito in banca, ma

riesce e potrebbe riuscire con l’aiuto di questa Regione a realizzare al meglio gli obiettivi della propria

impresa. Poi come li investiamo questi fondi? Cominciamo a ragionare su valutazioni che

identifichino realmente la qualità degli investimenti e il ritorno degli investimenti in termini di

riposizionamento del mercato, in termini di abbassamento dei costi di produzione. Valutiamo il loro

vero valore aggiunto. Ancora, dite di voler rispondere alle emergenze del settore agricolo. Benissimo.

Ma con che fondi? Se alla fine di ogni anno ci troviamo ad agire a emergenza ormai conclamata e a

elemosinare i fondi per il contrasto alle calamità naturali, agli inquinanti, alla lotta contro le fitopatie,

agli insetti alloctoni, e non si investe nulla, se non i fondi europei per lo sviluppo e per l’innovazione

delle nostre imprese. Nel mentre, altre Regioni si stanno spingendo verso azioni di ricerca e di

innovazione con fondi propri e ripensano al PSR non come strumento emergenziale, di risposta quindi

all’emergenza, ma come vero volano di progettazione. Una differenza su cui chiedo una riflessione,

anche in vista della riorganizzazione della struttura del nuovo PSR dal 2023. Insomma, tra il dire e il

fare – è vero – c’è di mezzo un mare, in questo caso un grande mare. Badate bene, non è un problema

di risorse economiche, perché i fondi europei ci sono, le risorse per il sociale e le imprese sono le

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stesse di quelle di altre Regioni, dove si aiutano realmente i neogenitori con gli asili, si agisce

realmente per facilitare l’utilizzo del trasporto pubblico e renderlo sempre più popolare, ma forse

come diceva anche il Presidente Zaia l’unica cosa che manca sapete qual è? Sono quei 200 euro annui

chiesti in più a chi ha un reddito di 100.000 euro. 200 euro annui. Un contributo di solidarietà che non

dovrebbe spaventare chi onestamente riconosce che anche in Veneto, ahimè, c’è chi fatica ad arrivare a

fine mese, non soltanto quella categoria che voi da più di qualche anno vi ostinate a proteggere,

ribadisco, per 30 euro essenzialmente al mese. Grazie, collega Guarda.

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