Intervento del 15/12/2020 in Consiglio regionale sul DEFR
Oggi si inizia una discussione così importante e bella. Devo essere sincera: nei cinque anni precedenti
uno dei momenti più significativi e anche un po’ più avvincente dell’approvazione degli atti che
accompagnano il bilancio preventivo era quello di leggere il Documento di economia e finanza.
Interverrò ora in maniera unificata, intervenendo quindi sia sulla PDA n. 04, che è l’adozione del
DEFR, che sulla nota di aggiornamento, la PDA n. 05. Devo dire che è straordinario poter vedere
come missione dopo missione vi possa essere, in realtà, una reale unità politica sui temi. Diciamocelo,
è evidente che questo Documento di economia e finanza racconta tutto ciò che ogni cittadino vorrebbe
per il nostro territorio, a prescindere dall’orientamento politico. C’è un “ma” purtroppo, e il “ma” è
quello che accompagna ogni anno la discussione e l’approvazione di questo documento, un “ma” che
mi attanaglia e immagino, anzi mi auguro cominci a interrogare anche voi. Che senso ha inserire tutto,
proclamare azioni di risanamento ambientale, sconvolgimenti e servizi per giovani famiglie, novità
stimolanti per aziende se poi da anni questi buoni propositi si ripetono, ma sono fermi al palo? È un
po’ come quando e molte colleghe mi capiranno si chiede al marito appassionato di “fai da te” di
sostituire quella lampadina rotta o di aggiustare la tapparella che è da mesi che è ferma, non si alza da
settimane. L’attesa alle volte è così lunga che alcuni si sono pure inventati la professione del “marito in
affitto”, un nuovo orizzonte comunicativo del tuttofare, che ogni volta ci tocca chiamare per risolvere
lentezze o vane promesse. Purtroppo qui non esiste una Regione in affitto e non possiamo delegare
agli altri azioni sul trasporto pubblico locale, la risposta all’emergenza ambientale, che influisce
nettamente sulla nostra vita, sulle nostre morti premature. L’alternativa è cedere ciò che è già nostra
autonomia, cosa che, in effetti, state facendo con le multiutility. Quindi, la vendita di gas e elettricità
in Veneto che vendete ad altri pur di non affrontare il problema di competenza della Regione del
Veneto, di facilitare la vita dei cittadini sommersi da bollette, contratti e consumi sempre più costosi e
sempre più confusi. O come sulla questione Covid, dove la Regione pare delegare le scelte più difficili
al Governo, tanto non affrontate né questo né altro sul DEFR. Ma andiamo per ordine. Missione n. 1.
Contrasto al crimine mafioso e all’illegalità. Chi non sarebbe d’accordo? È evidente che su questo
punto ci trovate assolutamente al vostro fianco, tanto che anche nella passata Legislatura tanto spesso
ci siamo soffermati su questo aspetto. Ma come si fa a prevedere tutte queste grandi battaglie, tutto
questo accompagnamento degli imprenditori veneti, tutta questa azione nell’educazione della nuova
generazione, nella formazione delle persone addette ai lavori se stanziate 30.000 euro in bilancio su
queste leggi? Con 30.000 euro cosa pensiamo di fare? Un dépliant informativo? Missione n. 2. Dite
che l’obiettivo è garantire il diritto allo studio universitario. Ovviamente su questo tema, guardate, a
mille ci andiamo dietro, a mille vi sosteniamo, però ogni anno non si stanziano sufficienti risorse e
fondi regionali, e rimangono, quindi, esclusi dal diritto allo studio universitario moltissimi studenti,
alle volte impedendone addirittura la continuazione agli studi. Senza parlare del connesso tema del
costo del trasporto pubblico locale per gli studenti, una proposta per alleggerire i genitori da un
pensiero in più, quello dell’abbonamento, che pesa economicamente in maniera gravosa specie per chi
ha più figli e più volte bocciata, quella di rendere gratuiti i trasporti pubblici… l’accesso al trasporto
pubblico locale agli studenti. Poi missione… passo alla Missione 6, quella dei giovani e delle politiche
giovanili: sono davvero riducibili al solo sport e stili di vita positivi e alla partecipazione nel Consiglio
regionale dei Ragazzi o nei Consigli comunali dei Ragazzi? Vi sembra sia sufficiente ridurre la nostra
generazione, le nostre nuove generazioni a questo? Non a soggetti capaci e attivi nel fare la differenza
con la propria passione non solo sportiva, con la propria competenza il progetto per la propria
esistenza? Non una parola sulla tutela del processo dell’autonomia del giovane: aspetto su cui invece
negli scorsi anni avevate approvato alcuni emendamenti. Non una parola sulla proposta dalla
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minoranza, non una parola sulla risposta alla crisi economica di cui anche i miei coetanei sono vittime
e non solo a seguito dell’emergenza Covid, perché eravate voi, nel vostro Documento di economia e
finanza del 2017 a dire che un giovane su tre non riusciva ad affrontare una spesa straordinaria di 800
euro. Non siamo scomparsi! Questa generazione in difficoltà c’è, siamo qui e a fatica molti nostri
anche coetanei, visto che ci sono molti giovani qui, cercano di trovare un affitto che possa non
prosciugare… chiedo scusa, capogruppo Villanova, che possa non prosciugare più della metà del…
beh, io sono stata in silenzio quando lei è intervenuto. Siamo qui a fatica nel cercare un
appartamento… Colleghi, lasciate termiare la collega Guarda. …a fatica a cercare un appartamento
che non prosciuga più di metà dello stipendio che normalmente… di un primo stipendio che
normalmente un giovane prende. A fatica mettiamo i soldi per spendere e pagare i tre abbonamenti che
dobbiamo acquistare, a fatica riusciamo a costruire una famiglia e a pagare 600 euro al mese di asili
nido. 600 perché i vostri fondi a supporto della nuova generazione dei bimbi 0 3 fino all’anno scorso
supportavano soltanto il 25% dei bambini dagli ai 3 anni e voi parlate di sperimentazione all’interno
della legge sulla famiglia, che ho votato favorevolmente sulle politiche familiari, che ho votato
favorevolmente perché credo nel valore aggiunto delle politiche regionali per la famiglia, riconosco
l’importanza di questo strumento, ma adesso è il caso, dopo questo primo anno, d’ora in poi non
potremmo più parlare di sperimentazioni di fondi per il bonus neonatale, di sperimentazioni per il
biglietto unico, di sperimentazioni… basta! Verifichiamo come fare. Mentre altre Regioni stanno già
agendo, sostenendo i genitori con redditi normali, non soltanto quelli con redditi a ridosso della
povertà, ma con redditi normali che chiedono soltanto di poter avere quegli strumenti che consentano
loro di continuare a lavorare per progettare il proprio futuro, non tanto per pagare baby sitter e asili.
Non appassionerete mai la nuova generazione alla partecipazione delle Istituzioni pubbliche, pensando
alla specifica Missione 6, se non renderete le Istituzioni pubbliche funzionali alle esigenze della nuova
generazione, tanto più, se i fondi del Servizio civile regionale, ad esempio, non copre nemmeno le
domande di partecipazione che i giovani di buona volontà presentano ogni anno, come pensiamo di
valorizzare quella generazione positiva che molto spesso viene dimenticata nei vostri discorsi quando
si parla della nuova generazione, perché emerge sempre la pecora nera e magari il più pigro, non tanto
quello che, invece, vuole fare la differenza (ricordo le discussioni sul servizio militare obbligatorio di
qualche anno fa). Missione 7 “Turismo”: si sostiene che si vuole puntare sul turismo slow, benissimo,
sono d’accordo e ho condiviso votando anche favorevolmente tutte quelle iniziative che potevano
portare verso questa direzione, come la legge appunto nell’ambito del turismo equestre piuttosto che
del cicloturismo, eccetera. Si ritiene che, diversificando l’offerta verso le offerte più trend di oggi, si
faccia la differenza e nulla di più vero, ma proprio quelle leggi – penso anche a quella sul turismo – se
si approvano leggi su forme di turismo specifico ma poi vengono abbandonate a se stesse come anche
strumenti che sono nati non soltanto negli scorsi anni e che magari si devono un po’ rodare, si devono
organizzare, ma anche quelle sulle vie del vino, ad esempio, o le ville palladiane disseminate sul
territorio ancora non interconnesse fra di loro, senza un progetto specifico di promozione o rimangono
sconnesse proprio dalla carenza di servizi di trasporto, dall’assenza di un piano di promozione anche
delle aree rurali che porti a rimettere al centro anche quei territori che non sono fondamentalmente dei
prodotti turistici oggi rilevanti all’interno del panorama internazionale o nazionale. Vi soffermate sul
rinnovamento delle strutture, benissimo, lo condivido, ma non vi accorgete che spesso nel territorio
mancano servizi essenziali come Infopoint o mappe del territorio o una rete internet che ci consenta di
accedere a quel turismo digitale di cui si parla all’interno di questo documento e che è un progetto
rilevante o ancora si continuano a promuovere eventi e app differenti per quindici tipi di turismo
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differenti, esprimendo pienamente la logica dell’economia di scala, nota ai buoni imprenditori.
Missione 8 “Edilizia abitativa e assetto del territorio”: scrivete che si vuole perseguire l’obiettivo del
contenimento del consumo di suolo. Attenzione, non zero, contenimento. Nei fatti, però, poi lo condite
con progetti di legge come quello che abbiamo cominciato ad affrontare la scorsa settimana in
Commissione II che sburocratizzano cantieri, forzando addirittura la Costituzione. Per cui, qui c’è un
problema anche di coerenza. Riferite che desiderate incrementare la disponibilità di alloggi all’edilizia
residenziale pubblica. Perfetto. Ci trovate sul pezzo, lo sosteniamo, se viene portato avanti questo
impegno. Ma avete messo mai in progetto un piano straordinario? Perché con le risorse in bilancio si
può o non si può affrontare questo reale piano straordinario per gestire l’edilizia residenziale pubblica,
sbloccando anche tutto quel cortocircuito che c’è nella nuova generazione di cui vi parlavo prima.
Aumentiamo o meno la posta in bilancio? Perché lo sblocco degli sfratti provocherà un SOS a livello
comunale che interesserà la Regione. Questo è un problema reale. Due numeri: al 31/12/2019, a
Vicenza soltanto 511 sfratti; 2.659 provvedimenti di sfratti, invece, in Veneto; per morosità, 2.400 su
2.659. Quindi, c’è un problema sociale ed economico gravissimo. Nel 2019, erano 3.700 le richieste di
esecuzione di sfratto e l’esecuzione è stata soltanto di 1.600, poi bloccate per l’emergenza Covid.
Rimangono, quindi, 2.000 famiglie che sono in attesa dello sfratto del 2019 e che si sommeranno a
quelle del 2020, con l’implementazione poi anche di quello che può essere l’impatto a causa
dell’emergenza Covid. Questo è un problema sociale che dobbiamo affrontare. Un altro dato che ci
può aiutare per capire perché è importantissimo andare a definire una strategia straordinaria
sull’edilizia residenziale pubblica è quello aggiornato a luglio del Fondo affitti Covid, costruito
appositamente per questa emergenza: 18.800 domande sono arrivate in Regione Veneto, pagate 5.600.
Nel bando in scadenza in questi giorni, anzi il 14 dicembre, se non sbaglio, per cui ieri, ci aspettiamo
che il numero di domande cresca di molto, anche perché il parametro della riduzione delle entrate è
sceso dal 50 per cento previsto dal bando di luglio al 30 per cento. Quindi, questo aumenterà la platea
di persone interessate e ci imporrà di valutare quelle che sono le azioni da mettere in atto, in maniera
tale che dal 2020 in poi per queste emergenze ci possa essere una risposta di natura sociale, ma anche
di natura di gestione del patrimonio edilizio, che non è evidentemente sufficiente, non era sufficiente a
rispondere alle esigenze già nel 2019. Doppiamente non lo sarà dopo l’emergenza Covid. Case
popolari, insomma. E poi, sviluppo sostenibile. Scrivete che volete valorizzare le aree naturali protette.
Benissimo. Europa Verde sottoscrive questo tipo di impegno, così come penso ogni Consigliere della
parte d’opposizione, ma quello che ci domandiamo è: questo impegno voi l’avete scritto nel
Documento di economia e finanza e volete perseguirlo, come negli scorsi anni, ripresentando i progetti
di legge per tagliare le superfici delle aree dei parchi regionali del Veneto? E sulla difesa del suolo,
quando saranno centrali i Consorzi di bonifica anche in questi bilanci? Non per spartirvi, però, delle
nomine, come abbiamo visto negli scorsi anni, ma anche come responsabilità economica, con un
contributo che sia dignitoso delle responsabilità dei Consorzi di bonifica. Il contributo della Regione
del Veneto si aggira intorno all’1% di tutte le risorse che alla fin fine i Consorzi di bonifica mettono in
campo per fare quella vera attività di contrasto all’emergenza e al rischio idrogeologico, che è la
prevenzione. Prevenzione in un territorio che è fatto di una rete di corsi d’acqua irrigui molto, molto
importante. Sono d’accordo. Sei d’accordo. Con interventi che servono per fare quell’attività di
prevenzione necessaria per evitare le conseguenze che abbiamo visto in questi giorni e anche
conseguenze peggiori, con risvolti mortali. E poi, evidentemente, è per noi prioritario l’obiettivo di
contribuire alla riduzione dell’inquinamento dell’aria, degli inquinamenti delle acque e del risparmio di
quest’ultima. Era un impegno e lo è adesso un impegno per Europa Verde, e di conseguenza in
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Consiglio regionale. Sosteniamo questo vostro tipo di approccio, ma lo era anche negli scorsi anni.
Cinque anni fa iniziai proprio questa battaglia sostenendo la priorità di intervenire nel controllo degli
scarichi industriali, accompagnando le imprese attenzione: non osteggiandole, ma accompagnandole
verso percorsi virtuosi, primo tra tutti l’utilizzo del ciclo chiuso, da sempre bocciato all’interno di
questo Consiglio regionale, necessario per tutelare i corsi d’acqua che oggi ricevono gli scarichi, in
primis l’inquinatissimo Fratta Gorzone, giusto per parlare di uno abbastanza famoso, ma anche per
tutelare da rischi di inquinamento le falde, inquinamenti simil Miteni, e per tutelare cittadini e
agricoltori dall’abuso dello spostamento di acqua dalla falda ai fiumi in risposta ad una vorace
necessità produttiva, che è la prima causa di depauperamento delle falde acquifere, assieme,
naturalmente, alla cementificazione. Togliere dalle falde più acqua di quella che la nostra terra così
cementificata può assorbire, è un danno gravissimo ed i danni si contano anche oggi con l’agricoltura
che viene di fatto obbligato a fermarsi nei giorni più siccitosi assieme ai cittadini serviti dagli
acquedotti, che boccheggiano cercando di prelevare acqua a sufficienza in una falda sempre più
povera. Sempre per rispondere al tema ambiente, impegnarsi sul tema PFAS e acquedotti è ormai un
obiettivo più che consolidato, che sono felice di poter condividere con voi e naturalmente insomma,
dato che alcuni progetti vedranno il termine del prossimo anno, ormai insomma scontato. Non dico già
perché nel 2021 saranno trascorsi ben otto anni da quando l’Istituto Superiore e il Ministero
sollecitavano di progettare le alternative al servizio acquedottistico dei cittadini avvelenati dai più
PFAS, processo iniziato nel 2018 invece e fino ad oggi a pagare siamo noi con l’aumento delle
bollette, l’esposizione ai più PFAS che è continuata anche se in misura di nanogrammo e non più di
microgrammo e quindi anche i rischi conseguenti alla salute dato che va ad accumularsi all’interno del
sangue. L’esposizione di donne in gravidanza, di bambini, di neonati, oltre ai malati esposti a ulteriori
rischi per l’interferenza di questo inquinante, ci ha messo nelle condizioni in questi anni di un deficit e
di un debito nei confronti di questa cittadinanza. Tutte conseguenze che si potevano evitare e su cui
abbiamo proposto e proposto e proposto e ci ritroviamo naturalmente a otto anni dopo. Misura 10
Trasporti e viabilità. È bene che sia valorizzato il trasporto pubblico locale, per cui è giusto che venga
scritto così questo obiettivo per migliorarne l’accessibilità, renderlo facile da scegliere, metterlo in
connessione con gli altri… con i mezzi su ruote e mezzi invece ferroviari, mettere in connessione bici
e ferro. Siamo d’accordissimo ma le sperimentazioni anche qui continuano a ripresentarsi a danno di
chi il trasporto pubblico potrebbe davvero invece utilizzarlo. Sperimentazioni del sistema
metropolitano di superficie, sperimentiamo invece il biglietto unico e poi le azioni del trasporto
pubblico non si accordano… le aziende, scusate, del trasporto pubblico non si accordano. Poi passano
gli anni, poi non ci si crede più e si cancellano i processi iniziati. Che questo però non ricapitola ed è il
motivo per cui diciamo: benissimo questo obiettivo, è un obiettivo lungimirante, ma qui il tempo è
trascorso e qui non abbiamo più tempo da perdere. Misura 12 sulle politiche sociali: al centro le
famiglie, bambini, anziani e persone con disabilità. Benissimo. anche su questo aspetto ci trovate
assolutamente concordi, ma traduciamo in fatti la riforma delle case di riposo: cominceremo ad
adeguare la quota che la Regione deve fornire per alleggerire le rette che pesano come macigni sulle
spalle di anziani e familiari, i famosi 3.000 euro al mese; cominciamo a ragionare, date le lentezze
nazionali, su misure più consistenti in sostegno ai caregiver, stanziamo fondi sufficienti per i nidi,
ritroviamo coraggio di scommettere sui consultori per rispondere alle esigenze formative e sociali dei
neo genitori, degli adolescenti, per rispondere alle esigenze delle persone indigenti, per la prevenzione
delle dipendenze. In questa emergenza implementiamo il sistema di supporto psicologico e lo
mettiamo bene in rete con i cittadini? Riprendiamo in mano i servizi per le persone con disagi mentali
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e rimettiamo al centro la strategia del mutuo aiuto? Sono alcune sollecitazioni, dato che fino ad oggi su
questi temi ci siamo espressi molte volte, abbiamo discusso molte volte, ma alla fin fine ci siamo
ritrovati in una difficoltà poi di azione, in una mancata traduzione. Cominciamo a prendere sul serio
anche le sollecitazioni di chi sommessamente trova il coraggio di dire, per quanto riguarda la misura
sulla sanità, che forse non ci sono soltanto eccellenze, ma c’è anche qualche ostacolo, per esempio nel
rendere accessibili i servizi su temi un po’ delicati, come quelli delle malattie rare, delle malattie
neuromuscolari, dei disturbi alimentari, temi su cui vi sentite molto spesso talmente sicuri che anche in
Commissione, così come in Consiglio, venite a dirci che in realtà sono i familiari e le persone affette
da queste patologie e da questi disagi a non essere sufficientemente informati dei servizi offerti dalla
Regione del Veneto. Insomma, una persona che soffre da 23 anni di una malattia neuromuscolare
come la sclerosi multipla, non può essere cosciente della qualità dei servizi della Regione del Veneto,
lui che li vive in prima persona? Sia mai che in Veneto ci siano carenze reali. Allora cominciamo
invece a prendere seriamente quelle sollecitazioni, senza derubricare le preoccupazioni o le
sollecitazioni che vengono da chi vive direttamente queste esperienze, sennò arriveremo a casi limite
come quello che, per esempio, abbiamo affrontato negli scorsi mesi in una parte della mia ULSS, con
malati che impiegano sei mesi per riuscire ad avere ciò che spetta loro di diritto, cioè i farmaci in
fascia C per chi ha un’assistenza domiciliare anche medica: sei mesi per avere in restituzione un
servizio che è dovuto gratuito e mezza giornata per cancellarlo. Misura 15 “Imprese”: nel Documento
di Economia e Finanza si afferma che l’obiettivo primario è sostenere l’artigianato Come non dirsi
d’accordo. Abbiamo fatto anche una bella legge insieme, che deve ancora, però, essere implementata
in alcune parti, penso a quella dei maestri artigiani. Ma come pensiamo di soddisfarli? Metteremo,
questa volta, a disposizione immediatamente le risorse per gli investimenti, quei milioni che dovevano
sostenere l’internazionalizzazione, la digitalizzazione eccetera? Oppure aspetteremo, come fatto negli
scorsi anni, quattro anni per riuscire a realizzarli e a metterli sul tavolo? Finisco con la Misura 16,
l’agricoltura. Affermare di voler usare al meglio i fondi del Piano di sviluppo rurale è un’evidente
affermazione condivisibilissima, o no, Assessore? Chi non lo vorrebbe? Ma come, se ogni anno
rimaniamo incastrati, Assessori, in un turbine di accesso al credito al danno del nuovo imprenditore,
del giovane imprenditore, nella totale assenza di un’azione che lo accompagni dopo i primi cinque anni
di inizio, magari anche nella totale assenza di un aiuto all’investimento della generazione, invece, over,
quella che magari ha la possibilità di investire senza per forza accendere un nuovo debito in banca, ma
riesce e potrebbe riuscire con l’aiuto di questa Regione a realizzare al meglio gli obiettivi della propria
impresa. Poi come li investiamo questi fondi? Cominciamo a ragionare su valutazioni che
identifichino realmente la qualità degli investimenti e il ritorno degli investimenti in termini di
riposizionamento del mercato, in termini di abbassamento dei costi di produzione. Valutiamo il loro
vero valore aggiunto. Ancora, dite di voler rispondere alle emergenze del settore agricolo. Benissimo.
Ma con che fondi? Se alla fine di ogni anno ci troviamo ad agire a emergenza ormai conclamata e a
elemosinare i fondi per il contrasto alle calamità naturali, agli inquinanti, alla lotta contro le fitopatie,
agli insetti alloctoni, e non si investe nulla, se non i fondi europei per lo sviluppo e per l’innovazione
delle nostre imprese. Nel mentre, altre Regioni si stanno spingendo verso azioni di ricerca e di
innovazione con fondi propri e ripensano al PSR non come strumento emergenziale, di risposta quindi
all’emergenza, ma come vero volano di progettazione. Una differenza su cui chiedo una riflessione,
anche in vista della riorganizzazione della struttura del nuovo PSR dal 2023. Insomma, tra il dire e il
fare – è vero – c’è di mezzo un mare, in questo caso un grande mare. Badate bene, non è un problema
di risorse economiche, perché i fondi europei ci sono, le risorse per il sociale e le imprese sono le
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stesse di quelle di altre Regioni, dove si aiutano realmente i neogenitori con gli asili, si agisce
realmente per facilitare l’utilizzo del trasporto pubblico e renderlo sempre più popolare, ma forse
come diceva anche il Presidente Zaia l’unica cosa che manca sapete qual è? Sono quei 200 euro annui
chiesti in più a chi ha un reddito di 100.000 euro. 200 euro annui. Un contributo di solidarietà che non
dovrebbe spaventare chi onestamente riconosce che anche in Veneto, ahimè, c’è chi fatica ad arrivare a
fine mese, non soltanto quella categoria che voi da più di qualche anno vi ostinate a proteggere,
ribadisco, per 30 euro essenzialmente al mese. Grazie, collega Guarda.
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