"L’autonomia non è ‘soldi e tasse a casa nostra’, servono scelte coraggiose per essere più vicini ai bisogni del territorio. I veri veneti oggi sorridono ma festeggeranno solo a risultato raggiunto”
L’autonomia non è solo questione di soldi e tasse. Chi pensa che sia l’unico modo per cambiare il volto del Veneto lo fa con ignoranza e superficialità. La nostra regione e il nostro territorio lo possiamo migliorare invece con scelte coraggiose, progetti veri per prendersi cura della propria comunità sulla base delle necessità reali. E io voglio provarci”.
C’è chi festeggia alzando i toni, straparlando faziosamente e furbescamente di ‘più soldi a casa nostra’, quando in realtà non sarà così. Ma c’è anche chi, con intelligenza, comincia a domandare quali innovazioni saranno possibili per le nostre aziende, per le nostre scuole. E la politica deve dare risposte, dimostrando di aver già iniziato a progettare e di non essersi fermata alla sola propaganda.
Mi auguro che Zaia non inciampi e sia coerente, anche se i primi segnali non vanno in questa direzione. È paradossale che rivendichi lo Statuto speciale per il Veneto quando prima parlava di abolirlo per tutte le Regioni. Se è uno strumento superato per il Trentino o il Friuli, non si capisce perché debba andare bene per noi. Per questo, ribadisco, servono verità e umiltà nell'affrontare i prossimi passi: verità, perché si richieda a Roma ciò che la Costituzione (da lui strenuamente difesa a parole nel referendum dello scorso 4 dicembre) permette senza forzature incostituzionali come il ‘teniamoci le tasse per noi’, umiltà perché sia corretto e si sieda ai tavoli senza alzare la voce per i propri interessi partitici e personali. E anche coerenza, affinché prosegua il percorso di autonomia anche con un eventuale governo nazionale di centrodestra senza rimandare il discorso come accaduto in passato.
Il Veneto che io conosco sorride al risultato di oggi, ma festeggerà solo a obiettivo raggiunto. E ancora oggi continua rimboccarsi le maniche e a raccontare cosa farebbe fosse al posto di Zaia. Se dipendesse da me, approfitterei di questa occasione per parlare di un Veneto altruista, in cui i cittadini e i politici desiderano prendersi cura personalmente di alcuni temi cruciali del proprio territorio; potremmo intervenire coraggiosamente a tutela di aria e acqua a rischio inquinamento senza ritardi dettati dalle competenze, finanziare progetti di integrazione fra aziende e università per la ricerca, guidare le scuole a formare professionisti utili alle economie agricole o industriali locali, che tanto li richiedono ma non trovano, intervenire per la garanzia dei beni culturali e ambientali ascoltando le proposte di rilancio avanzate da comitati e gruppi di cittadini... Sono infatti convinta, come molti altri uomini e donne, che alcuni aspetti della vita delle aziende o dell'istruzione potrebbero dare risultati migliori se ‘costruiti’ e gestiti sulla base dei bisogni dei singoli territori e delle comunità.
Una visione ben lontana da un venetismo che nega il prossimo e alimenta di continuo lo scontro con lo Stato centrale.