Cristina GuardaIl Blog di Cristina Guarda

IMPIANTI DI CREMAZIONE: TRA BUSINESS E SALUTE DEI CITTADINI

IMPIANTI DI CREMAZIONE: TRA IL BUSINESS E LA SALUTE DEI CITTADINI


Troppi project financing anche sui forni crematori, la Regione intervenga per evitare speculazioni e rischi alla salute”

Oggi cerco risposte in Regione, affinchè intervenga sulla proliferazione dei project financing dei forni crematori in Veneto, progetti evidentemente sovradimensionati e in assenza di un piano regionale sui reali fabbisogni del territorio. Così ho presentato un'interrogazione.

Servono regole chiare, altrimenti corriamo il rischio di speculazioni a discapito dei cittadini e della loro salute. Dal 2013 ad oggi, in Veneto e specialmente nelle province di Vicenza, Padova e Verona stiamo assistendo ad una corsa di privati a presentare alle amministrazioni progetti per la realizzazione di impianti di cremazione delle salme, quando nella nostra regione ne esistono già sei, due a Venezia, quindi Vicenza, Padova, Verona e Spinea sui settanta a livello nazionale.

Altri sette sono quelli proposti negli ultimi anni, da realizzare (guarda a caso) sempre tramite project financing, una formula deleteria soprattutto per progetti sovradimensionati come quelli proposti a Noventa Vicentina o Cervarese S. Croce.
Guarda a caso, hanno tutti un raggio di copertura 110 km e stima del bacino di utenza di circa 2.400 abitanti.
Gli impianti attuali appaiono più che sufficienti, se non lo sono la competenza deve essere regionale, affinché non ne nascano troppi per poi non lavorare sotto dimensionati e sappiamo che poi subentra la "beffa" ai cittadini, visto che sono in project e se il business plan non funzione, ci rimette l'amministrazione, cioè il cittadino.
Inoltre, nonostante il rispetto delle distanze dai centri abitati stabilite dalla normativa vigente, alcuni impianti come ad esempio quelli presentati a suo tempo nei comuni di Malo e Bassano del Grappa prevedevano la realizzazione nei pressi delle scuole.


E LE EMISSIONI?

Beh ricadranno nei territori dove sono installati, magari vicino alle scuole! (così era nei progetti di Malo e Bassano-Angarano)
Inoltre, i Comuni spesso sono accecati dal canone e poco trasparenti coi cittadini, dove nascono contrasti, tra progetti non calibrati al territorio, presentati dalle stesse aziende, che fanno il loro business ma la Regione deve garantire che questo non avvenga a spese dei cittadini.

Un rischio di speculazione che ovviamente non riguarda solo il Veneto, ma anche altre parti d’Italia. Ho chiesto alla Giunta di intervenire per evitare un’ingiustificata proliferazione di impianti di cremazione nel territorio veneto, tenendo conto anche delle ricadute sulla salute pubblica e sull’ambiente dovute alle loro emissioni atmosferiche, in una pianura dove l’aria è già tra le più inquinate d’Europa!

 

IL CASO DI NOVENTA VICENTINA

Questo 28 ottobre sono andata ad ascoltare il consiglio comunale del Comune di Noventa Vicentina in una seduta straordinaria.

Perché si vuole dare il via ad un Project per costruire un IMPIANTO DI CREMAZIONE? I progettisti si dichiarano che le richieste sono in aumento in Veneto ed è vero, a parte il fatto che nelle nostre zone la cremazione è sostenuta tranquillamente negli impianti già esistenti.

Fin qui nulla di preoccupante, se non fosse perché il progetto:
- risulta essere sovradimensionato, perchè prevede la potenzialità 5350 cremazione all'anno, 2150 per sostenere economicamente il progetto (NB: quello di Vicenza, convenzionato con 28 comuni e a servizio di tutta la provincia, fa all'anno 1200 cremazione all'anno);
- un bacino di utenza con un raggio di 110 km, in cui ci sono già 5 impianti di cremazione avviati;
- un project financing del costo di 7,5 milioni (quello di Padova, più grande, è costato 3,5 milioni);
- prezzo di cremazione per convenzionati ben superiore alla media.

Dal 2001 ad oggi la Regione Veneto non ha mai provveduto a elaborare il piano regionale richiesto dalla legge nazionale per il piano di coordinamento della realizzazione di crematori da parte dei comuni. Cosa che invece altre regioni hanno già fatto.
Non si è contrari a realizzare impianti di cremazione se c'è una effettiva esigenza sostenibile, ma c'è bisogno di criteri adeguati e la Regione è in ritardo: il vuoto normativo crea confusione e incertezza nel lavoro degli amministratori e genera speculatori.

Attendo vostre riflessioni e osservazioni scrivimi@cristinaguarda.it

 

 

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