SULL’AUTONOMIA – UNA RIFLESSIONE CHE GUARDA OLTRE
Al referendum del 22 ottobre voterò SI. Il mio, però, vuole essere un SÌ responsabile, per rispondere all’aspettativa di molti cittadini: quella di un’autonomia concreta a servizio dei veneti. Sono convinta che un governo regionale più vicino ed incisivo in materia di istruzione, ambiente, gestione dei beni culturali o della ricerca sviluppo per le aziende, possa dare dei benefici non indifferenti. Sempre a patto che le materie vengano gestite con lungimiranza e concretezza.
Dico questo sperando che nel prossimo futuro possa esserci un cambio di rotta al governo del Veneto e che invece di dedicare gran parte del tempo a parlare di bandiere e caccia, possa aprirsi una stagione nella quale gli obiettivi siano quelli del miglioramento dei servizi per i cittadini della nostra regione.
Partecipo attivamente alla campagna referendaria anche per poter anche svelare le falsità di chi sostiene che, in caso di vittoria dei SÌ avremo l'autonomia fiscale, la possibilità di autonomia alla trentina e persino il viatico per l'indipendenza. Queste sono scorrettezze che non accetto. Il referendum può servire invece per un confronto costruttivo e leale con i cittadini su cosa significa avere un'autonomia differenziata, concetto introdotto dal centrosinistra con la riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001, osteggiato proprio dalla Lega che oggi ne vuole beneficiare.
In tanti anni Zaia non ha mai lavorato seriamente alla costruzione di un progetto autonomista e si è dedicato ad una propaganda incessante, tra provvedimenti-spot e comparsate televisive. Lo stesso referendum, già notevolmente dispendioso con i suoi 14 milioni di spesa (soldi che servivano invece per partite cruciali, come il contrasto all’inquinamento da Pfas e il sostegno ai truffati dalle banche) non viene colto come occasione per un confronto ampio con i territori, le categorie imprenditoriali, le università, per individuare le innovazioni più importanti da portare alla luce con una gestione locale delle materie.
Se l’esito referendario che auspico per il 22 ottobre è quello della vittoria del SÌ, resterà comunque l'imperativo della costruzione comune, tra istituzione e tessuto veneto, di un progetto politico serio e condiviso. Per un Veneto più autonomo.
NASCE VIVA - UN COMITATO PER IL REFERENDUM RESPONSABILE
Abbiamo costituito il Comitato VIVA - Centro Sinistra per l'Autonomia, orientato a creare un percorso reale di proposte concrete per quello che sarà il post-referendum, assieme al rappresentante di Vinòva Francesco Meneghello e quello di Sanca Veneta, Matteo Visonà Dalla Pozza.
(Comunicato stampa ufficiale del 23/09/2017)
«Sono convinta – ha esordito la consigliera Guarda - che un governo regionale più vicino ed incisivo in materia di istruzione, ambiente, gestione dei beni culturali o della ricerca sviluppo per le aziende, possa dare dei benefici non indifferenti. Sempre a patto che le materie vengano gestite con lungimiranza e concretezza. Dico questo sperando anche che nel prossimo futuro possa esserci un cambio di rotta al governo del Veneto e che invece di dedicare gran parte del tempo a parlare di bandiere e caccia, possa aprirsi una stagione nella quale gli obiettivi siano quelli del miglioramento dei servizi a beneficio dei più poveri, delle famiglie e degli anziani, oltre che negli ambiti della mobilità, dell'agricoltura e di tutto ciò che da tempo esige innovazione ma rimane inascoltato. E’ proprio con questo impegno e speranza per il mio veneto che scelgo di votare SÌ al referendum: per un Veneto aperto, responsabile e solidale. Perché sono convinta che si possa costruire una politica adeguata alle esigenze del territorio. Perché sono cosciente che il voto potrà servire a qualcosa soltanto se, dopo il 22 ottobre, il presidente Zaia finalmente si decidesse a chiedere ufficialmente questa autonomia e a farlo anche con idee concrete! »
A farle eco è il rappresentante di Sanca Veneta, Visonà Dalla Pozza che commenta: «Sosteniamo l'Autonomia perché crediamo che sia un sistema di governo amministrativo migliore e più efficace di quello Centralista, con una struttura più vicina al cittadino che può facilmente partecipare e controllare. Pensiamo quindi ad una Autonomia completa, che non sposti semplicemente l'asse da Roma a Venezia, ma che redistribuisca le competenze alle comunità locali. L'occasione del Referendum Autonomista ha una doppia valenza: quella di dare forza alla richiesta di maggiori competenze in modo da avviare un percorso che dia alle comunità Venete il diritto di amministrare il bene pubblico e i servizi in maniera congrua alle esigenze dei cittadini e quella, non secondaria ma squisitamente politica, di costruire un programma Autonomista a sinistra, che manca da oltre 30 anni.
Guardando alla questione più propriamente identitaria, pur avendo una primaria importanza nei confronti della tutela e valorizzazione della cultura locale, è del tutto estranea alla questione amministrativa, su cui invece verte il referendum d'ottobre. In buona sostanza non è un diritto particolare dei veneti - in quanto tali - quello di autogovernarsi, ma è un esercizio di democrazia decidere assieme se l'Autogoverno sia uno strumento migliore per amministrare il territorio.»
«Le comunità vorrebbero agire per la salvaguardia dei propri beni artistici, culturali e naturali – ha poi concluso Francesco Meneghello - ma si trovano impelagate nella burocrazia degli enti statali competenti in materia.
Il referendum del prossimo 22 ottobre è dunque l’opportunità che abbiamo per chiedere allo stato di delegare una volta per tutte queste competenze e poteri decisionali.
L’autonomia è innanzitutto un atto di responsabilità verso noi stessi, non si tratta più di delegare a terzi il proprio destino, ma di prenderlo in mano in prima persona.
Nel documento programmatico, che la giunta Galan aveva presentato come inizio di trattativa con lo stato per l’autonomia, veniva fatta la richiesta di cessione di competenza su alcuni punti fondamentali quali la tutela dei beni culturali, naturali e paesaggistici; la protezione della fauna e della flora, con particolare attenzione alla tutela della biodiversità; la promozione di tecnologie e politiche di sviluppo sostenibile.
Un’autonomia che guardi in questa direzione segnerebbe un cambio di passo importante nella gestione delle eccellenze artistiche e naturalistiche del Veneto poiché, ad oggi, la regione ha competenze solo nella valorizzazione e non nella tutela delle stesse. Chi vive il territorio deve poter prendersi cura di esso, è quindi necessario che il potere decisionale su queste materie si trovi nelle mani di quegli enti che più di tutti sono in grado di avere il polso della situazione, comprendendo priorità e opportunità per uno sviluppo locale efficace.