Pfas e agricoltura. Un settore abbandonato. Sul destino dei loro pozzi, gli allevatori devono trovare una soluzione da soli? No, la Regione sia responsabile e coordini gli interventi.
Nell’ultimo mese l’Ulss 8 Berica ha inviato agli allevatori che utilizzano acque contenenti valori di Pfas non conformi ai parametri del Ministero della Salute, una circolare con la quale li si invita a trovare una soluzione, da soli, al problema e di comunicarlo all’ente entro 30 giorni. Gli imprenditori dovranno decidere, senza indicazioni o istruzioni dalla regione, se chiudere il pozzo, scavarne un’altro, mettere i filtri, allacciarsi all’acquedotto, terebrare il pozzo ecc. Ma mancano le risposte ad alcune domande lecite cui l’agricoltore non può rispondere da solo: dove si trovano falde non inquinate? A quanti metri di profondità non è più inquinata? L’acquedotto è in grado di fornire la richiesta d’acqua da più allevamenti nella stessa zona, visto che una vacca da latte richiede anche 100 litri al giorno nei periodi estivi?
Martedì prossimo gli allevatori avranno un incontro con l’azienda sanitaria e ci saranno molte domande e accuse di responsabilità. Probabilmente ci saranno chiarimenti, ma già da subito si può sottolineare la totale incongruenza della richiesta dovuta ad una mancanza di regia e di indirizzo.
Serve un accompagnamento e una linea guida sulle operazioni da svolgere, dettata dalla Regione e dai suoi enti tecnici.Inoltre, non vi è traccia di quali siano i sostegni economici per attuare questi interventi. La Regione faccia chiarezza: le soluzioni tecniche sono tutte a carico delle aziende? Credo sia un’ipotesi inaccettabile.
UNA PROPOSTA
Ho suggerito alla Giunta di verificare la legge regionale sui consumatori (l. r. n. 27/2009) che prevede, tra gli altri, anche azioni ed interventi a favore della tutela e sicurezza della salute dei consumatori. In questo modo sarebbe possibile garantire un sostegno concreto a chi dovrà spendere soldi per realizzare gli adeguamenti richiesti. Così si eviterebbe per l’ennesima volta, che chi non ha responsabilità alcuna sulla contaminazione da Pfas debba subire il danno e pure la beffa.