PFAS, allarme Greenpeace: “Una denuncia che richiama alla necessità di interventi più incisivi da parte della Regione"
La denuncia di Greepeace è chiara e deve essere considerata come un monito sulla necessità che la Regione intervenga in maniera incisiva per fronteggiare l’emergenza Pfas.
Dopo la diffusione dei risultati del rapporto "Non ce la beviamo", presentato oggi a Padova, vede un monitoraggio effettuato dall'associazione sull'acqua potabile raccolta in 18 scuole primarie e sette fontane pubbliche nelle province di Vicenza, Verona, Padova e Rovigo. Greeenpeace sostiene che “i cittadini potenzialmente esposti alla contaminazione da Pfas attraverso l'acqua potabile sono oltre 800.000" e che "i provvedimenti di tipo sanitario adottati finora dalla Regione VENETO non sono sufficienti a tutelare l'ambiente e la salute dei cittadini".
Colgo l'occasione per evidenziare come la Regione ha la possibilità di imporre limiti cautelativi più stringenti in tutto il territorio. Così come ha il dovere di applicare i provvedimenti approvati all’unanimità sia in sede di Giunta che di Consiglio, ovvero la modifica del piano di tutela della acque. Ricordo che questo provvedimento prevede che nell’area di ricarica della falda tutti gli impianti e siti inquinanti o potenzialmente inquinanti devono essere rimossi o delocalizzati.
Zaia e la sua Giunta dunque non si nascondano e non liquidino con sufficienza questo monitoraggio che testimonia di un inquinamento diffuso. C’è bisogno di maggior controllo e di interventi per bonificare e difendere i cittadini dall’inquinamento legato ai Pfas.
Leggi tutti gli articoli sui PFAS