“Il Piano cave ignora l’inquinamento da Pfas: sbagliato prevedere estrazioni nelle zone contaminate”
(Comunicato congiunto con i consiglieri Fracasso e Zanoni)
La Regione ha approvato un Piano regionale sulle attività di cava che prevede estrazioni anche nelle zone contaminate da Pfas. Non è certo un passo in avanti per le politiche ambientali del Veneto. Con Stefano Fracasso e Andrea Zanoni, siamo stati promotori di un emendamento sul tema PFAS e, auspicato, fra gli altri, dai Comuni di Trissino e Arzignano ma bocciato dalla maggioranza in Consiglio.
Il PRAC dovrebbe sviscerare problemi e aspetti ambientali veneti connessi all’attività di cava ma così è un incompiuto. Si basa su una Vas (Valutazione ambientale-strategica) relativa al 2011-2014 e non tiene conto della questione Pfas, che all’epoca era sottovalutata dalla Regione.
È una scelta incomprensibile, poiché nel 2017 è stato fatto uno screening per verificare se necessario aggiornare o meno la Valutazione Ambientale. La scelta è ricaduta sulla seconda ipotesi e secondo noi è un errore. Non riteniamo affatto opportuno che venga banalizzato il rapporto fra scavi e inquinamento da Pfas, a causa di un piano aggiornato a quattro anni fa e ai timori di dover precludere l'opportunità di escavazioni anche a quei territori colpiti da altri fenomeni di inquinamento: il divieto di scavi sottofalda è positivo ma non è una garanzia!
È una decisione sbagliata e anche poco comprensibile sia quella di consentire l’estrazione che l’esportazione di ghiaia dalla zona contaminata. Questa grave mancanza di attenzione, infatti, cozza con il percorso della Giunta regionale che dopo aver a lungo minimizzato il problema Pfas, almeno fino a metà 2016, e le ripercussioni sanitarie, oggi, in seguito alle numerose sollecitazioni da parte dell’opposizione, chiede lo stato di emergenza.