“Codice Rosso” – Le assemblee sindacali dei nostri ospedali
Oggi si sono svolte le assemblee unitarie di tutti i dipendenti in tutte le aziende sanitarie della Veneto ed è stato deciso lo stato di agitazione. Sivemp Veneto ne pubblica l’ordine del Giorno sindacale.
Vi vorrei parlare proprio di queste importanti assemblee sindacali del personale dei nostri ospedali, “CODICE ROSSO”, un evidente manifestazione del disagio enorme e svilente vissuto da chi ha il compito più delicato, prendersi cura della nostra salute.
Dopo le nuove schede ospedaliere e le proposte fantasmagoriche con cui la Regione richiede 400 medici dall’est Europa, senza impegnarsi nemmeno lontanamente a ricostituire condizioni contrattuali rispettose, organizzative ed economiche, tali da richiamare i medici e gli infermieri scappati nel privato, all’estero o in altre regioni italiane.
Lo hanno ricordato in commissione V anche i consiglieri Ruzzante e Bartelle, dove i posti letto ospedalieri totali sono calati da 21.067 (dato 2002) a 17.900 (dato programmazione 2019).
Un taglio di ben 3.167 posti letto, pari al 15%, che assume dimensioni ancora più drastiche se si considerano i soli posti letto nella sanità pubblica: -20%, uno su cinque, mentre nel privato accreditato sono aumentati di circa il 16%!
Accanto a questi, ci sono i dati sulle retribuzioni dei medici e del personale sanitario: secondo un recente studio della Funzione Pubblica CGIL Veneto, i professionisti della Sanità veneta sono tra i meno pagati d’Italia, pur garantendo un servizio di altissima qualità, in situazione di cronica carenza di personale. Lo hanno affermato con forza i medici e il personale sanitario del Veneto: siamo stati l’unica regione ad avere uno sciopero generale prima dei medici ospedalieri e del personale sanitario e poi addirittura dei medici di base durante lo stesso anno!
Questo testimonia che al di là delle tifoserie per i diversi ospedali e le funzioni ad esse attribuite, votate martedì 29 aprile e che presentano enormi criticità, il disegno leghista di sanità veneta è ben lontana dal rispetto del diritto alla cura, sempre più vicino invece ad una privatizzazione indotta dalla politica: la trasformazione di lungodegenza in posti letto depotenziati e pure a Pagamento, il servizio ambulatoriale depotenziato (gli ambulatori negli ospedali insomma), induce al privato così come lo fanno le liste d’attesa o l’assenza di un calendario per le visite dopo i 3 mesi (per circuire i rilievi del superamento delle liste d’attesa).
A questo aggiungiamo il disegno verso la chiusura di presidi ospedalieri nelle aree rurali più svantaggiate, confermate da queste schede, e la totale assenza di investimento progettuale in alcune strutture a cui viene garantito magari il reparto, ma depotenziato in termini di personale, risorse, servizi (ambulanze…).
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