Giornata contro la violenza sulle donne, un femminicidio ogni 3 giorni è un fallimento di tutti”
Davanti a numeri così imponenti, non possiamo fermarci al sensazionalismo, ma dobbiamo intervenire su più fronti.
In primis è necessario superare i condizionamenti imposti da una cultura ancora troppo patriarcale e maschilista, andando a scardinare quegli stereotipi di genere che permeano anche tra le nuove generazioni, parlando apertamente di genere e di identità di genere.
Per quanto riguarda gli strumenti giuridici a disposizione, in Italia non siamo all’anno zero, il problema risiede piuttosto nella possibilità di applicazione delle norme da parte delle autorità competenti. La carenza di organico di polizia e magistratura spesso non consente di monitorare gli uomini allontanati o denunciati e di osservare i protocolli previsti.
Per questo è urgente consolidare la collaborazione, anche mediante adeguati corsi di formazione, tra: forze di polizia, tribunali e centri anti-violenza, questi ultimi risultano essere particolarmente efficaci nella identificazione del grado di rischio di violenza.
All’apice della cronaca finiscono spesso vittime violenza più giovani; il rischio è che ci si dimentichi della presenza di determinati meccanismi anche nelle coppie di terza età, dove il silenzio e la sopportazione si sono sedimentati negli anni, magari con la compiacenza degli altri membri di famiglia. Dobbiamo uscire dalla cultura dello ‘schiaffo educativo’ e riconoscere la violenza in ogni sua forma, che è e rimane, sempre ingiustificata.
Inutile girarci attorno, soprattutto in periodo di approvazione di Bilancio, servono fondi per finanziare interventi ad ampio spettro: dal potenziamento dei CAV alla formazione delle forze dell’ordine, dei giudici, avvocati, medici e insegnanti.
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