Medici in erba mandati allo sbaraglio. Rischiamo nuovo caos.

4 Maggio 2022
Sanità e Sociale

L’emergenza c’è e la soluzione può essere condivisa, ma usciamo dalla logica tappa-buchi perché la Sanità regionale ha bisogno di una terapia d’urto, non di un placebo.

Dopo il fallito blitz in Consiglio regionale, ora è giunto il momento di soccorrere un servizio sanitario regionale che non è più fiore all’occhiello e dal quale emergono sempre maggiori criticità.

Dopo il battibecco tra medici e Regione, al quale abbiamo assistito nei giorni precedenti, ci si attendeva un percorso condiviso con le categorie coinvolte.

L’esito è sotto gli occhi di tutti: una (mega) maggioranza in Consiglio regionale nuovamente spaccata e in difficoltà.

L’urgenza della situazione richiede uno sforzo condiviso nel dare risposte ai cittadini.

Purtroppo la proposta di assegnare ai giovani laureati, iscritti al corso di formazione, fino a massimo di 1.000 assistiti si sta rivelando un ‘tacon peso del sbrego’.

Questa scelta implica che qualcuno si occupi della formazione di questi medici in erbe, ma se siamo già in affanno per carenza di personale medico, chi li affiancherà nella gestione di casi che richiedono una certa esperienza?

Inoltre, quale opportunità può rappresentare per un aspirante medico pensare di doversi trovare a trattare un migliaio di pazienti senza remunerazione durante gli anni di formazione?

Servono certezze sull’affiancamento di questi giovani medici, oltre a un sostegno effettivo per garantire la sicurezza loro e quella degli assistiti.

Per non parlare poi della questione Pronto Soccorso, un reparto particolarmente difficile e che richiede competenze, oltre a una certa predisposizione personale.

Equiparare, anche economicamente, medici strutturati e specializzandi rischia di rivelarsi un boomerang.

Sono soluzioni tappa-buchi col rischio che tra 3-4 anni la situazione sia addirittura peggiorata.

Urge quindi una vera terapia d’urto e questa richiede, a sua volta, una analisi approfondita.

Come si è potuto credere che tutto questo fosse risolvibile con qualche emendamento a un progetto di legge ordinamentale?

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