Medici in fuga dal Veneto: anche la Regione ne è responsabile

23 Aprile 2019
Sanità e Sociale

La Regione è responsabile per la fuga di medici all’estero o nel privato. Gli investimenti in tecnologie non possono sostituire quelli in risorse umane: servono più professionisti e migliori condizioni di lavoro.

Investire in tecnologia va bene, ma non sarebbe meglio impiegare queste risorse per l’assunzione di specialisti?

Non parleremmo più di liste di attesa interminabili e pronto soccorso bloccati, né saremmo costretti a richiamare al lavoro medici pensionati o a fare reclutamento all’estero.

Sono alcune delle denunce che ho raccolto e continuo a raccogliere durante gli incontri con i medici dei nostri ospedali. Settanta milioni spesi dalla Giunta in robot per la chirurgia? Neanche in Nord America. La tecnologia, certo, è indispensabile ma occorre però sempre qualcuno che la usi. Senza personale adeguato, le apparecchiature rischiano di essere inutili.

Gli organici sono ridotti all’osso da tempo e la Regione non può limitarsi a dire che è un “problema nazionale”, come se non avesse alcuna responsabilità. Zaia e i suoi assessori si chiedano come mai i professionisti che arrivano in Veneto dall’estero o da altre Regioni, dopo poco tempo scappano. La fuga anche verso il privato è una realtà, che ci deve far aprire una riflessione seria sulle condizioni di lavoro e sui livelli di retribuzione, che non sono adeguati.

 

Spesso, mi viene riferito di un clima di pesante subordinazione e un generale senso di abbandono nei medici veneti da parte dei dirigenti, specialmente nel momento in cui si verificano degli eventi avversi, complicazioni e problemi che dovrebbero essere denunciati immediatamente.

Molti dei loro colleghi si sono spostati nel privato perché non vedono una coerenza di fondo nelle scelte politiche che rendendo vani i loro sforzi per tenere in piedi la struttura ospedaliera.

Sono proprio medici e infermieri i primi a voler lavorare serenamente e bene, ma purtroppo non sono messi nelle condizione di farlo.

 

Più posti nelle scuole specialistiche, la garanzia di orario di lavoro e retribuzioni adeguate allo standard del servizio reso, coperture assicurative e assistenza anche da parte della dirigenza delle Asl in cui lavorano, un sistema organizzativo capace di valorizzare il fattore umano non secondo logiche politiche ma professionali, sono richieste e proposte da portare avanti, prima che sia troppo tardi.

In assenza di tutto ciò, non stupiamoci se la sanità del Veneto non è attrattiva così come si vuol far credere. Anzi, la scelta di avvalersi di medici stranieri o di esternalizzare i servizi dei nostri ospedali evidenzia semmai il fallimento della ricetta leghista, che prova a rattoppare senza successo gli enormi buchi organizzativi e strutturali causati da una gestione piegata a logiche politiche, che non ascolta le reali esigenze dei malati nel nostro territorio e dei professionisti, che ogni giorno ci lavorano.

 

(Dal comunicato congiunto con i consiglieri Ruzzante -LeU- e Bartelle -IIC-)

 

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