Vaccini: perché il Veneto non si attiene alle linee guida nazionali?
Si torna a parlare dell’acquisto di vaccini alternativi, ma nel frattempo fatichiamo a gestire la campagna vaccinale.
Negli ultimi giorni i Veneti che si sono sottoposti al vaccino hanno patito le evidenti falle nella gestione vaccini a livello regionale. Sconforta leggere di anziani costretti ad attese fino a 3 – 4 ore, nel giorno fissato su appuntamento, prima di poter accedere alla somministrazione.
Lascia poi perplessi apprendere dell’improvvisa vaccinazione di categorie di persone che non rientrano nelle fasce ritenute prioritarie e attualmente sottoposte al piano vaccinale.
Inoltre ora si apprende che presso l’ULSS 9 Scaligera, come riportato da fonti giornalistiche, ai cittadini sarebbe stato consentito scegliere, all’atto della prenotazione sul sito dell’Ulss, la tipologia di vaccino a cui sottoporsi.
Da un menù a tendina, al momento della prenotazione, era ammesso optare non solo tra diversi poli vaccinali, ma di poter anche scegliere tra la dose di Pfizer o quella di AstraZeneca.
Tutto questo è indice di una gestione politica poco accorta e non in linea cogli standard che il Ministero della Salute indica a livello nazionale.
Per questo motivo ho presentato una interrogazione per chiedere alla Giunta regionale quali meccanismi saranno pensati al fine di garantire uniformità applicativa nella somministrazione dei vaccini presso le sedi di ciascuna delle ULSS venete. Soprattutto in vista delle somministrazioni di massa previste nelle prossime settimane.
Ricordo Zaia e Lanzarin molto ligi nel ribadire la necessità di rispettare il piano nazionale, quando venne avanzata la proposta di dare priorità alle persone affette da malattie rare con disabilità escluse dalla prima fase; perché oggi non si dimostrano altrettanto attenti?
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