Caso Monselice: quale ripresa e resilienza se viene concesso di bruciare CSS?
La Giunta regionale deve agire a tutela i cittadini e il Parco Regionale dei Colli Euganei, prenda esempio da quanto deliberato dal Consiglio comunale di Monselice. Il CSS non deve essere bruciato nei cementifici.
La liberalizzazione all’utilizzo di combustibile solido secondario è frutto di un travisamento del concetto di economia circolare.
L’incenerimento di CSS contrasta gli indirizzi europei in tema di economia circolare e contrasta i parametri di finanziamento del PNRR, oltre a rappresentare fonte di rischio per la salute dei cittadini, dato anche l’esposizione ai fumi prodotti dalla cementeria di una scuola primaria alle pendici del Monte Ricco.
In questa area sono già state identificate nei terreni diossine e PCB.
E’ necessario pervenire all’abrogazione dei commi 2 e 3 dell’articolo 35 del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, in quanto apportano una sostanziale liberalizzazione all’utilizzo del CSS-Combustibile.
Già durante la precedente legislatura, il Consiglio regionale aveva deliberato l’adozione di tutte le misure necessarie la revoca di ogni atto funzionale a consentire la riconversione dei cementifici in inceneritori nelle zone sensibili, come invece prevede il decreto ministeriale 22/2013.
Per questo abbiamo presentato una mozione per impegnare la Giunta regionale ad attivarsi per eliminare la liberalizzazione del CSS nei cementifici e a sollecitare il parco Colli Euganei la conclusione di un accordo di programma per la salvaguardia delle specificità del parco Regionale dei Colli Euganei, il contenimento dell’impatto ambientale degli stabilimenti incompatibili e la programmazione della riconversione e/o rilocalizzazione delle loro attività.
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